Pisa, le asportano l’utero per una neoplasia ma era sana

VEB

Un nuovo caso di malasanità, avvenuto dieci anni fa, ma che è venuto alla luce solo in queste ore, perché il tribunale ha riconosciuto alla vittima il giusto risarcimento per il danno causatole dall’incompetenza dei medici che la operarono allora.

Protagonista di questa vicenda di malasanità è una 66enne di Collesalvetti, a cui al Santa Chiara le diagnosticarono un tumore all’utero, ma sconsigliarono l’intervento, eseguito al Lotti di Pontedera. Salvo poi scoprire che l’asportazione di utero e ovaie era stata inutile.

La storia risale alla fine del 2005 e arriva fino all’agosto 2006 nelle sue tappe cliniche. Dopo una serie di accertamenti nell’aprile 2006, il professor Facchini, allora direttore di Ostetricia e Ginecologia del Santa Chiara, diagnostica un carcinoma da trattare con la rimozione dell’utero, rimozione che viene sconsigliata a favore di un ciclo di radioterapia.

Il pensiero di avere un tumore che non può essere tolto la spinge a rivolgersi a un altro professionista di livello, Orlando Goletti, che nel 2006 la opera, asportandole utero ed ovaie.

«L’esame citologico degli organi e tessuti asportati rilevavano reperti di natura benigna, riferibili a patologia infiammatoria cronica e non a eteroplasia» : la sentenza choc per la donna, operata quindi inutilmente.

La donna dopo dieci anni ha deciso di chiedere i danni all’Asl, all’ospedale Santa Chiara di Pisa e ai professori Virgilio Facchini e Orlando Goletti: il tribunale civile le ha dato ragione in primo grado, condannando le due aziende ospedaliere e i due docenti a risarcirle un danno fissato in circa 45mila euro. Tutte le parti hanno già fatto appello contro questa sentenza.

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