La questione dell’assegno di mantenimento continua a sollevare dibattiti accesi ogni volta che una coppia decide di separarsi. Se da un lato molte donne separate affrontano enormi sacrifici per sostenere se stesse e i propri figli, dall’altro esiste una minoranza che spera di poter contare indefinitamente sul supporto economico dell’ex coniuge. Tuttavia, la giurisprudenza italiana si è mossa in direzione opposta per contrastare tali abusi.
La Sentenza del Tribunale di Treviso
Un caso emblematico arriva da Treviso, come riportato dal Corriere del Veneto qualche anno fa. Una donna aveva richiesto al tribunale l’aumento dell’assegno di mantenimento da 1.100 a 1.900 euro mensili. Tuttavia, il giudice ha emesso una decisione sorprendente: non solo ha respinto la richiesta, ma ha anche disposto la sospensione dell’attuale assegno di 1.100 euro.
Secondo il collegio del Tribunale di Treviso, nonostante la disparità economica tra i due ex coniugi, la donna non ha dimostrato impegno nel cercare un’occupazione. Questa “inerzia” è stata considerata determinante nella decisione finale. Inoltre, il tribunale ha rilevato che durante il matrimonio la donna non ha compiuto sacrifici significativi per contribuire alla crescita del patrimonio familiare e non vi sono prove che la scelta di abbandonare il lavoro fosse stata condivisa con il marito.
Un Cambio di Rotta nella Giurisprudenza
Questa sentenza si inserisce in un trend giurisprudenziale sempre più orientato a incentivare l’autosufficienza economica degli ex coniugi. I tribunali italiani stanno infatti valutando con maggiore attenzione la volontà e l’impegno di chi richiede l’assegno di mantenimento nel cercare attivamente un lavoro. Il mancato sforzo in tal senso può portare alla riduzione o persino alla revoca totale del sostegno economico.
Un Monito per il Futuro
La decisione del Tribunale di Treviso rappresenta un chiaro avvertimento: il diritto all’assegno di mantenimento non può essere considerato automatico e illimitato. Occorre dimostrare responsabilità e impegno per costruire la propria indipendenza economica. Questo approccio mira a garantire equità tra le parti e a prevenire abusi del sistema di sostegno post-separazione.
Conclusione
Il caso di Treviso segna un’importante svolta nella gestione degli assegni di mantenimento, ponendo al centro la necessità di un impegno concreto nella ricerca di un’autonomia finanziaria. Una direzione che potrebbe influenzare anche future decisioni giudiziarie in tutta Italia.