Una delle caratteristiche più enigmatiche delle antiche statue egiziane è che molte di esse, inclusa la celebre Grande Sfinge di Giza, non hanno il naso. Questa curiosità ha affascinato studiosi e visitatori per secoli, sollevando dubbi e ipotesi. Sebbene alcuni storici e archeologi abbiano inizialmente attribuito la mancanza di nasi alla semplice usura del tempo, nuovi studi suggeriscono che dietro questa peculiarità ci sia qualcosa di molto più complesso.
La spiegazione tradizionale, basata sull’età millenaria delle sculture, riteneva che il danneggiamento fosse il risultato dell’erosione naturale. Tuttavia, la frequenza con cui le statue dell’antico Egitto sono state rinvenute senza naso ha portato Edward Bleiberg, curatore del Brooklyn Museum, a indagare più a fondo. Secondo le sue ricerche, la distruzione dei nasi potrebbe essere stata un atto deliberato di vandalismo da parte dei ladri di tombe.
Gli antichi egizi credevano che le statue e le opere d’arte fossero portali verso l’aldilà, attraverso i quali gli spiriti dei defunti potevano interagire con il mondo dei vivi. Tuttavia, danneggiare una parte del corpo della statua – come il naso – si pensava privasse lo spirito della capacità di esercitare il proprio potere, incluso il respiro. Rompendo i nasi, i tombaroli speravano di impedire agli spiriti di rivendicare vendetta e di ostacolare i loro tentativi di saccheggiare i tesori funerari.
Un esempio significativo è la Grande Sfinge di Giza. Una leggenda popolare attribuisce la perdita del naso all’esercito di Napoleone Bonaparte durante la sua campagna in Egitto. Tuttavia, gli studiosi moderni hanno smentito questa teoria, sottolineando che già prima dell’arrivo di Napoleone, nel 1786, la Sfinge era raffigurata senza naso in schizzi e disegni. Un’altra ipotesi, più plausibile, indica che il naso potrebbe essere stato danneggiato nel 1378 da un vandalo di nome Muhammad Saim al-Dah, come riportato in alcuni manoscritti antichi.
Le scoperte di Bleiberg gettano luce su un fenomeno che non si limita a un’interpretazione superficiale di degrado naturale, ma svela un complesso intreccio tra superstizione, religione e vandalismo intenzionale. Purtroppo, molte opere d’arte e manufatti di inestimabile valore sono stati danneggiati a causa di queste credenze, ma il loro fascino e il loro mistero rimangono intatti, continuando a stimolare la curiosità di storici e appassionati di tutto il mondo.
In conclusione, sebbene il passare del tempo abbia certamente influito sulla conservazione di molte statue egizie, le prove suggeriscono che il vandalismo motivato da credenze superstiziose potrebbe aver giocato un ruolo significativo nella perdita di tanti dettagli scultorei, tra cui i famigerati nasi mancanti.