È successo il 28 novembre a Civitavecchia ma se n’è avuta notizia solamente ieri: un pensionato residente nel comune laziale si è tolto la vita impiccandosi nel suo appartamento; le motivazione con cui ha spiegato alla moglie il perché del gesto estremo sono scritte su un bigliettino e sono chiare: l’uomo aveva perso tutti i risparmi di una vita, oltre centomila euro, a causa del crack della banca dove li aveva investiti.
Si tratta della Banca Etruria, filiale in cui è stato applicato il decreto salva-banche: tutte le azioni e le obbligazioni dell’anziano sono state azzerate a seguito di tale provvedimento. Il pensionato si era rivolto anche a varie persone, tra cui i responsabili della banca, ma non aveva avuto risposte; pochi giorni fa, devastato dalla perdita, ha preso la decisione estrema di impiccarsi nel suo appartamento.
Le associazioni dei Consumatori Adusbef e Federconsumatori si sono schierate dalla parte della vittima del decreto salva-banche: queste ultime hanno chiesto alla procura di aprire un’indagine “per istigazione al suicidio e per verificare se il decreto di Bankitalia adottato dal governo sulla risoluzione delle quattro banche sia compatibile con le norme penali e con la Costituzione che all’articolo 47 tutela il risparmio”.