Ci sono alcuni cibi, tra cui spiccano le ostriche ma anche i prodotti ittici in generale, che andrebbero mangiati sempre ben cotti: da crudi, infatti, possono portare ad intossicazioni e infezioni anche molto gravi.
Le ostriche crude in sé e per sé ovviamente non fanno male, il problema è che, come tutti i molluschi bivalvi (cozze e vongole per esempio), si nutrono “filtrando” l’acqua di mare. Se quest’ultima è inquinata o contaminata da tossine, virus e batteri, è facile che essi passino ai molluschi e provochino a chi li mangia tutta una serie di sgradevoli e più o meno gravi sintomi.
Altamente ecosostenibili, le ostriche sono allevate soprattutto nelle zone costiere e vicino alle lagune: grazie alla loro funzione di filtraggio e purificazione delle acque, da qualche tempo, si parla di oyster-tecture per indicare il loro utilizzo nella costruzione di barriere utili alla depurazione dell’ecosistema marino.
Fondamentale, quindi, è scegliere delle ostriche dalla freschezza assicurata. Per prima cosa bisogna far attenzione al loro peso: se sono troppo leggere vuol dire che non contengono sufficiente liquido e che quindi sono sicuramente morte. Le ostriche fresche sono quelle che, una volta aperte, contengono molto liquido e hanno una polpa che si stacca facilmente dalle pareti della valva. Un altro suggerimento per riconoscere un’ostrica sana è osservarla e annusarla: se è chiusa bene e se il guscio ha un buon profumo di mare allora quasi sicuramente è un’ostrica di qualità.
La legge, naturalmente, obbliga gli allevatori ad eseguire controlli completi e frequentissimi sui loro prodotti, nonché a sottoporre i molluschi a varie fasi di decontaminazione in vasche apposite.
Inoltre si stanno sviluppando sempre più strumentazioni per la pastorizzazione ad alta pressione, che non uccide le ostriche, ma elimina i microorganismi pericolosi.
Ostriche attenzione ai lotti contaminati con biotossine
Eppure il pericolo è sempre dietro l’angolo: il Ministero della Salute ha infatti appena ordinato il ritiro delle ostriche concave per rischio chimico dovuto alla presenza di biotossine algali Psp oltre i limiti.
Nello specifico, si tratta delle ostriche di Bonapesca srl, con sede stabilimento in via dell’Industria 22 a Goro, provincia di Ferrara, numero identificativo del produttore IT 359 CE: si tratta dei lotti 8144024312 e 8144024313, vendute in cassette di legno da 3 kg. Le ostriche non recano la data di scadenza perché deve essere vivo e vitale al momento dell’acquisto.
Nelle ostriche sono state riscontrare biotossine Psp (Paralytic Shellfish Poisoning) che sono responsabili di un’intossicazione paralizzante e che si trovano in molluschi e in particolare in cozze e ostriche, che filtrano con l’acqua anche le alghe: la saxitossina provoca paralisi muscolari.
I primi sintomi (ad esempio nausea, vomito, mal di testa, intorpidimento, fino a paralisi vere e proprie) si manifestano dopo mezz’ora dall’ingestione.
A scopo precauzionale e al fine di garantire la sicurezza dei consumatori, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha raccomandato a coloro che hanno acquistato il prodotto con medesimi lotti di appartenenza, di NON consumarli e di riportarli al punto vendita che provvederà al rimborso.