Muore dopo un calvario, torna in vita e racconta l’aldilà

VEB

Kevin Hill, un uomo del Derbyshire nel Regno Unito, ha recentemente condiviso la sua incredibile esperienza di sopravvivenza e le sue riflessioni sull’aldilà. Il suo calvario è iniziato nel 2021, quando ha notato un gonfiore alle gambe dovuto a ritenzione idrica. Dopo una serie di tentativi infruttuosi di ottenere una diagnosi precisa, Kevin è stato finalmente indirizzato all’unità coronarica di Derby, dove è stato immediatamente ricoverato.

Muore dopo un calvario torna in vita e racconta aldilà
foto@pixabay

Al suo arrivo in ospedale, le condizioni di Kevin sono state attentamente monitorate. “Mi hanno somministrato farmaci per ridurre la ritenzione idrica. Dopo il trattamento, mi hanno informato che avevo perso ben 65 kg di peso solo in acqua“, ha spiegato Kevin.

Questo evento ha segnato l’inizio di una lunga degenza ospedaliera durata un anno, durante il quale ha subito un intervento al cuore. Tuttavia, il percorso di recupero è stato complicato dall’insorgere di una rara condizione chiamata calcifilassi, che provoca l’accumulo di calcio nei piccoli vasi sanguigni, colpendo gravemente la pelle e il tessuto adiposo. Questa patologia ha causato a Kevin una serie di sintomi dolorosi, tra cui la formazione di vesciche e la necrosi della pelle.

La situazione è diventata ancora più critica quando Kevin ha subito una massiccia emorragia, perdendo circa 2,4 litri di sangue, che ha portato al temporaneo arresto del suo cuore, portandolo a un passo dalla morte. In quel momento cruciale, Kevin ha vissuto quella che descrive come un’esperienza in un “regno spirituale pacifico“.

Kevin ha raccontato: “Non vedevo il mio corpo dall’esterno, ma era come se mi trovassi in un’altra dimensione, separato da esso. Avevo piena consapevolezza di ciò che stava accadendo, ma ero pervaso da una profonda sensazione di pace. Ero cosciente della gravità della situazione, sapevo che stavo perdendo molto sangue”.

Ha proseguito descrivendo come, in questo stato, si trovasse a osservare il personale medico che lavorava freneticamente per salvargli la vita, mantenendo una calma sorprendente. “Ero consapevole di essere morto, ma non c’era alcun timore. Mi sentivo completamente distaccato dal mio corpo”, ha ricordato.

Nonostante la gravità della situazione, il team medico è riuscito a rianimare Kevin, il quale è stato poi soprannominato “l’uomo dei miracoli“.

Al suo risveglio, Kevin ha dichiarato: “Mi sono semplicemente addormentato e, quando mi sono svegliato, ero ancora vivo e l’emorragia si era fermata. Ho capito che non era il mio momento di andarmene. Quest’esperienza mi ha portato a riconsiderare le mie priorità”.

L’esperienza di pre-morte ha lasciato un segno indelebile nella vita di Kevin. Dopo essere stato dimesso, ha sviluppato una resilienza straordinaria, consapevole di poter affrontare anche le sfide più difficili. Grazie alla dedizione degli operatori sanitari, Kevin ha quasi completato il suo recupero e nel 2023 ha condiviso:

Sono nelle fasi finali della guarigione. Ho ancora un po’ di dolore alla gamba destra, ma è molto migliorato rispetto a prima. Ho pianto di sollievo”. Ha aggiunto: “Il mio dolore, che prima era insopportabile, è ora sotto controllo. Tutti mi dicevano che avrei dovuto essere morto”.

Dal punto di vista scientifico, l’esperienza di pre-morte di Kevin può essere spiegata da vari processi fisiologici e neurologici che si verificano quando il cervello è privato di ossigeno. Quando il cuore di Kevin si è fermato a causa della grave perdita di sangue, il suo cervello ha subito una grave ipossia. In tali condizioni, il cervello può attivare una serie di reazioni chimiche che alterano la percezione e la coscienza. È stato ipotizzato che durante questi episodi, il cervello rilasci neurotrasmettitori come le endorfine e il DMT (dimetiltriptamina), sostanze che possono indurre stati di coscienza alterati e sensazioni di pace profonda.

La sensazione di distacco dal corpo e di osservazione dall’alto può essere attribuita a un malfunzionamento temporaneo del lobo parietale del cervello, l’area che gestisce la percezione spaziale e l’integrazione sensoriale.

Quando questa regione è colpita da una mancanza di ossigeno, può verificarsi una dissociazione tra coscienza e percezione del corpo. Inoltre, l’intensità dei ricordi e il senso di pace descritti da Kevin potrebbero essere legati al rilascio di ormoni dello stress e neurotrasmettitori durante situazioni di pericolo estremo, che possono rendere l’esperienza più vivida e duratura nella memoria.

Sebbene queste spiegazioni abbiano una base scientifica, la natura esatta delle esperienze di pre-morte continua a essere oggetto di studio e dibattito nella comunità scientifica.

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