Morte, possibile prevederla con un test del sangue

VEB

Se, a onor del vero, anche se fosse possibile conoscerla, molti preferirebbero ignorare la data della propria morte, la questione ha interessato un gruppo di studiosi americani che si è spinto fino a realizzare un test che predice la propria morte.

I ricercatori della Scuola di Medicina della prestigiosa Università di Yale negli Stati Uniti hanno infatti creato in laboratorio un rivoluzionario test del sangue per predire l’aspettativa di vita di una persona.

Il test analizza dei biomarcatori e, in base ai risultati, è in grado di predire quanto tempo una persona vivrà.

Per realizzare il test gli scienziati, coordinati dalla professoressa Morgan Levine, hanno innanzitutto preso in esame 42 dati clinici dalle cartelle di pazienti coinvolti in un due ampi studi americani su salute e nutrizione (NHANES). Tra questi parametri vi erano la conta dei globuli bianchi, i livelli di glucosio, di albumina e di altre sostanze. Incrociandoli con i dati sullo stile di vita e sulla salute di 10mila persone coinvolte nel primo dei due studi, Levine e colleghi hanno creato il test del sangue basandolo su 9 specifici biomarcatori, tutti legati all’aspettativa di vita.

Il test si basa sul calcolo dell’età fisiologica di una persona , che è diversa dall’età cronologica, dato che c’è chi invecchia più o meno velocemente. Se l’esame individua un’età fisiologica superiore a quella cronologica, significa che il paziente sta invecchiando più velocemente e dunque rischia una morte prematura.

Ma qual è l’obiettivo di uno studio di questo tipo? Aiutare le persone a “prendere dei provvedimenti” in caso di “campanelli d’allarme”. Sì perché il responso del test, basato sull’età fisiologica di una persona e non sul dato riportato sulla carta d’identità, non è lapidario, e può essere modificato cambiando stile di vita per prevenire determinate malattie.

Ad accelerare il rischio di morte vi sono infatti diversi fattori, come l’essere cresciuti in quartieri poveri, la bassa istruzione, lo stress cronico, il vizio del fumo, la scarsa attività, l’obesità e molto altro ancora.

Ricordiamo, infine, che questo non è l’unico test scientifico realizzato per prevedere la data della morte.

Un altro test, sempre del sangue, realizzato in Finlandia e frutto di una ricerca pubblicata sulla rivista ‘PLOS Medicine,’ si basa sulla presenza in determinate concentrazioni di quattro molecole, dei “bioindicatori”, chiamati albumina, Alfa 1-glicoproteina acida, citrato e particelle lipopotreiche, che esporrebbero al rischio di morire anche quegli individui solo apparentemente in salute e che, invece, covano qualche problema dalle conseguenze fatali per l’immediato futuro.

Per arrivare a selezionare i quattro bioindicatori, i ricercatori hanno usato un metodo, la ‘spettrometria a risonanza magnetica nucleare’, che consente di esaminare centinaia di molecole presenti nel sangue in diverse concentrazioni, il tutto in poco tempo e in maniera efficace.

Usando la metodologia su campioni di sangue di 17 mila persone tutte in buona salute all’inizio dello studio, gli esperti hanno notato che determinate concentrazioni di quelle quattro molecole nel sangue di un individuo corrispondevano ad un certo rischio di morire entro cinque anni dal prelievo di sangue effettuato.

Per gli scienziati finlandesi, quindi, le quattro molecole su cui si basa l’esame del sangue sembrano degli ottimi indicatori di misura della fragilità generale dell’organismo, con cui però adesso si aspetta di capire in che modo ne siano collegate.

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