I nostri mari sono abitati da milioni di microrganismi ed animali differenti, ma tra i più insidiosi ci sono senza dubbio le meduse.
La medusa è un animale davvero interessante e particolare che, tra i primi esseri multicellulari, ha popolato i primi periodi del pianeta terra. Diffusa anche sulle coste italiane, può variare sia di forma che di dimensione. Nelle zone dove il clima è più caldo e favorevole può raggiungere anche la misura record di due metri e mezzo.
Nonostante in generale possano solo provocare bruciore di varia entità, la puntura nei soggetti più sensibili può favorire la morte per shock anafilattico.
Tra le diverse specie, la medusa Chironex fleckeri, meglio nota come vespa di mare o medusa scatola, è uno degli esseri viventi più velenosi al mondo e può uccidere nel giro di pochi minuti.
L’animale è piccolo, trasparente e dotato di quattro lunghi tentacoli. Essendo quasi trasparenti è molto facile imbattersi nei loro piccoli tentacoli. Alcune specie di cubozoi sono conosciute come meduse Irukandji, dal nome della sindrome che il loro contatto può scatenare.
La pericolosità di questa medusa è dovuta alle migliaia di cellule velenifere che si trovano lungo i suoi tentacoli. Quando le meduse nuotano i tentacoli si contraggono sino a 15 centimetri, quando invece stanno cacciando i tentacoli si assottigliano e si allungano fino a 3 metri. Ogni tentacolo, come abbiamo detto, è ricoperto da decine di migliaia di microscopiche nematocisti, le cellule che secernono veleno.
La sua “strisciata” è dolorosissima e provoca un’intensa sensazione di calore. Il veleno, quando entra in circolo nel sangue, causa intensi spasmi muscolari, paralisi respiratoria e arresto cardiaco, il tutto nel giro di pochi minuti.
Purtroppo non è così difficile venirne a contatto, soprattutto nei mari in cui nuota: un esemplare di questa specie ha infatti ucciso nelle Filippine una bambina romana di 7 anni, Gaia Trimarchi, morta durante una vacanza dopo essere venuta a contatto con una medusa durante un bagno in mare per una grave reazione allergica.
Sono infatti i bambini i più esposti. “Perché – come chiarisce Alessandro Giovanni Fiocchi, responsabile di Allergologia dell’ospedale Bambino Gesù di Roma – hanno una massa corporea minore e il veleno ha maggiori facoltà di agire. I bambini del resto sono più vulnerabili a tutti i fattori ambientali, e per questo tipo di medusa non mi risulta ci sia un antidoto specifico”.
“Senza conoscere i rischi dei posti dove ci rechiamo – spiega Luca Revelli, direttore del master Medicina del Mare all’università Cattolica di Roma – ho visto persone sedersi sui coralli fuoco del mar Rosso. E spingersi oltre le barriere coralline senza precauzioni. Bisogna informarsi, e conoscere i rischi. I mari tropicali ne hanno tanti: dalle meduse, ai pesci pietra, alla conchiglia cono che ha un aculeo velenosissimo in punta, agli attacchi dei predatori. Bisognerebbe sempre avere in barca una iniezione di antistaminico o cortisonico e un kit di pronto soccorso”.
La medusa scatola per fortuna non c’è nel Mediterraneo, ma è diffusa nella fascia costiera dei mari del nord dell’Australia e del Sudest asiatico, dove si nutre di crostacei e piccoli pesci.
“Per fortuna queste specie pericolosissime fino ad ora non sono state segnalate nei nostri mari. Diverso è il caso australiano, dove si sono registrate nel corso degli anni diverse vittime, tanto che sulle spiagge ci sono i cartelli che segnalano il pericolo – spiega Antonino Reale, responsabile di Pediatria dell’emergenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma – Fra le reazioni alle meduse dei nostri mari non sono segnalati casi di mortalità, ma certo l’incontro può essere davvero molto doloroso”.
In caso di contatto con una medusa, “la prima cosa da fare è utilizzare una carta di credito o un coltellino per raschiare via le particelle caustiche rimaste sulla pelle – raccomanda Reale – Poi è bene lavare accuratamente la parte con acqua dolce o salata. Inutile, invece, l’uso di sabbia calda o di ammoniaca. La sostanza più efficace per le punture di meduse è il cloruro d’alluminio al 5%: ha infatti una doppia azione, vasocostrittrice e antidolorifica. Dunque dopo un contatto ravvicinato un gel al cloruro d’alluminio aiuterà a superare il dolore”, conclude.