In un’Italia come la nostra, dalle opinioni discordati su qualsiasi argomento, tutti i dipendenti Rai sembrano essere d’accordo su una questione: abolire il tetto massimo sugli stipendi, per evitare la fuga di tutti i principali protagonisti della televisione pubblica verso le televisioni private.
Dopo Fabio Fazio che ha fatto capire chiaramente di essere pronto a non rinnovare il suo contratto, in scadenza a fine stagione, anche Massimo Giletti scende in campo per dire la sua sul tetto ai compensi degli artisti Rai: “Se il tetto venisse applicato qualcuno potrebbe pensare che non è conveniente rimanere nella tv pubblica. Ognuno si farebbe i suoi legittimi conti”, ha detto a Renato Franco sulle pagine del Corriere della Sera.
“Il problema non sono gli stipendi dei Vespa, dei Fazio, delle Clerici e dei Giletti – continua -. Non conta quanto costa un top player, bisogna guardare i costi e i ricavi di un programma […] I volti dei programmi non sono intercambiabili. Hanno forza mediatica, credibilità, riconoscibilità. I produttori dell’Eredità o di Che tempo che fa darebbero il loro marchio a uno sconosciuto? Sarebbe un rischio molto alto”.
E lui lascerebbe? “Dipende dalle priorità che uno ha. Credo che la Rai sia importante per il mio modo di fare televisione, per il senso di libertà che mi dà. Dovrei valutarlo molto attentamente”.
Intanto il governo sembra pronto a muoversi sulla base di un parere dell’Avvocatura di Stato: la limitazione ai compensi distorce la concorrenza. La presa di posizione della Avvocatura, un parere formale, rappresenta infatti un ottimo assist per il ministero dell’Economia che ora può autorizzare Viale Mazzini a pagare di più i presentatori di grido.