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Marte e i suoi enigmi: quando le immagini spaziali ingannano l’occhio umano

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Da quando la sonda Mariner 9 raggiunse Marte nel 1971, il pianeta rosso non ha mai smesso di affascinare scienziati e appassionati con le sue formazioni misteriose. Tuttavia, ciò che a prima vista può sembrare un’opera aliena o un’anomalia inspiegabile, spesso ha una spiegazione del tutto naturale. Illusioni ottiche, giochi di luce, forme geologiche curiose: così Marte alimenta la fantasia, ma anche la scienza.

Marte e i suoi enigmi quando le immagini spaziali ingannano occhio umano
Foto@NASA

La “piramide” di Cydonia: solo un’illusione?

Uno degli esempi più noti è la cosiddetta Piramide D&M, immortalata nelle immagini della regione di Cydonia. Scoperta da Vincent DiPietro e Gregory Molenaar nelle foto delle missioni Viking, sembrava una piramide quasi perfetta. Ma secondo la NASA, si tratta in realtà di una formazione geologica come tante altre, modellata da milioni di anni di erosione e agenti atmosferici.

Il “viso” e l’orsacchiotto di Marte

Tra le immagini più virali, spicca quella del “teddy bear marziano”, scattata nel 2023 dal Mars Reconnaissance Orbiter (MRO). Gli “occhi” sono due crateri, il “naso” è una frattura rocciosa (forse un antico condotto vulcanico), mentre il contorno della testa è una linea di faglia. Anche se mancano le orecchie, la somiglianza con un pupazzo è sorprendente… ma puramente casuale.

Foto@NASA

I canali “costruiti da marziani”: il mito ottico

Nel XIX secolo, l’astronomo Giovanni Schiaparelli osservò una rete di “canali” su Marte, ipotizzando (insieme a Percival Lowell) che fossero costruzioni artificiali. Solo nel XX secolo, grazie alle missioni spaziali come Mariner 4, si scoprì che quei “canali” erano illusioni ottiche causate dai limiti dei telescopi dell’epoca: linee formate dalla confusione visiva tra crateri, altopiani e valli.


La “porta” sul Monte Sharp

Nel 2022, una foto del rover Curiosity ha mostrato una struttura che sembrava un ingresso su Marte. In realtà, come ha chiarito la NASA, si tratta solo di una fessura larga 30-40 cm nel fianco roccioso del Monte Sharp. Crepe simili si trovano anche sulla Terra e non hanno nulla di misterioso.


L’“angelo” e il “cuore” del polo sud

Un’altra immagine affascinante è quella dell’angelo alato, catturata dalla sonda Mars Express dell’ESA nel 2020 vicino a Ultimum Chasma. Le forme sono state modellate da dune e affioramenti rocciosi, ma l’effetto visivo è amplificato dai minerali scuri presenti nella sabbia, come pirosseno e olivina.


Il “femore” che non è un osso

Nel 2024, Curiosity ha fotografato un oggetto che somigliava sorprendentemente a un femore umano. Ma la NASA ha subito smentito ogni teoria fantasiosa: si tratta semplicemente di una roccia modellata dal vento e dall’acqua, non di un fossile. Marte non ha mai avuto l’atmosfera adatta per sostenere vita complessa come quella terrestre.


I “fagioli” rossi di sabbia ghiacciata

Nel 2022, la NASA ha pubblicato un’immagine di strane strutture simili a fagioli rossi. In realtà, erano dune di sabbia ricoperte temporaneamente da anidride carbonica ghiacciata. Quando la CO₂ sublima in primavera, le dune riprendono il loro movimento naturale.


La “ciambella di gelatina” apparsa dal nulla

Nel 2014, il rover Opportunity ha scattato due foto nella stessa posizione a pochi giorni di distanza: in una è apparsa una misteriosa pietra chiamata Pinnacle Island. Dopo indagini approfondite, la NASA ha concluso che si trattava di una roccia spostata accidentalmente dalle ruote del rover stesso.


Le spirali laviche: arte della natura

Infine, nel 2008 uno studente, Andrew Ryan, identificò delle spirali regolari sulla superficie di Marte, simili a grotte o simboli artificiali. In realtà, erano il frutto di flussi di lava solidificati, che si erano intrecciati creando queste geometrie durante il raffreddamento.


Conclusione: tra immaginazione e geologia

Le immagini provenienti da Marte continuano ad affascinare milioni di persone, ma è importante distinguere tra suggestione visiva e realtà scientifica. Sebbene alcune formazioni appaiano “troppo perfette per essere naturali”, quasi tutte trovano una spiegazione nei processi geologici ben documentati.

Marte resta un pianeta misterioso, ma le sue meraviglie non hanno bisogno di essere soprannaturali per emozionare. La scienza planetaria, con il supporto di sonde, rover e strumenti all’avanguardia, ci sta aiutando a comprendere meglio un mondo che somiglia sempre meno a un romanzo di fantascienza e sempre più a un laboratorio a cielo aperto.

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