La malaria è ancora oggi una delle principali cause di morte nel mondo, anche se ormai praticamente assente nei Paesi occidentali. Nello specifico, è particolarmente diffusa a livello tropicale, mentre in Italia – dopo aver causato svariate epidemie fino alla metà del secolo scorso – è stata debellata ormai da molti anni; episodi sporadici, imputabili all’ingresso di contagiati provenienti da zone endemiche, si verificano comunque ancora oggi.
Ci sono 300-500 milioni di persone infettate nel mondo, con 655 000 decessi circa ogni anno, per la maggior parte in bambini < 5 anni d’età in Africa.
La malaria è una patologia causata da quattro distinti protozoi, appartenenti al genere Plasmodium, che si trasmettono all’uomo attraverso la puntura di zanzare femmine del genere Anopheles.
Quando una zanzara punge una persona infetta, nel sangue prelevato sono presenti i microscopici parassiti responsabili della malattia. Circa una settimana dopo, al momento di consumare il pasto successivo, questi parassiti vengono mescolati alla saliva della zanzara, che viene iniettata durante la puntura.
Una volta che i parassiti sono entrati nel sangue raggiungono il fegato e si moltiplicano. Nel giro di pochi giorni migliaia di parassiti vengono rilasciati dal fegato nel sangue, dove distruggono i globuli rossi, ed il processo si ripete più volte. Alcuni di essi rimangono nel fegato e continuano a moltiplicarsi, rilasciando a loro volta altri parassiti nel sangue, a cicli di pochi giorni.
I sintomi includono episodi febbrili (associati a crisi di freddo seguite da profusa sudorazione, calore e sete intensa), anemia ed aumento delle dimensioni di alcuni organi (in modo particolare milza e fegato).
La diagnosi richiede l’esecuzione di un test rapido o di un esame microscopico del sangue, test che, tuttavia, non sono sempre disponibili, con l’ovvia conseguenza di diagnosi sbagliate e improprio uso dei farmaci antimalarici.
A quanto pare, però, prima del test si può addirittura “annusare” la malaria.
Nessuna esagerazione: o risultati di una recente ricerca svizzera promettono infatti di individuare le molecole della malaria attraverso l’odore che sprigiona la pelle prima ancora che siano riscontrabili nel paziente gli altri sintomi che generalmente caratterizzano questo tipo di infezione.
Quella dei ricercatori del Politecnico di Zurigo è una ricerca piuttosto importante che sarà la base di test futuri per la diagnosi precoce dell’infezione perlopiù nei paesi in via di sviluppo, dove purtroppo questa malattia sembra essere ancora molto diffusa.
Lo studio dei ricercatori, pubblicato di recente sulla rivista scientifica Pnas dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, si è basato sull’esame approfondito delle sostanze emesse dalla pelle. Un sistema complesso di canalizzazione dell’aria condurrebbe le sostanze olfattive verso degli specifici ‘nasi chimici, chiamati tecnicamente ‘gascromatografi’ capaci, in pratica, di decifrare le molecole annusate ed associare ad esse una entità specifica.
I ricercatori avrebbero constatato, durante l’iter della loro ricerca in laboratorio, che l’infezione della malaria alterava l’odore emanato dai topi infettati che di conseguenza attirava loro in modo maggiore le zanzare. Per i ricercatori, i mutamenti dell’odore renderebbero le persone infettate più ‘appetibili’ al plasmodio, favorendo, di conseguenza, la trasmissione dell’infezione.
Secondo quanto emerso, l’infezione non creerebbe nuove sostanze chimiche nel corpo, ma altererebbe la quantità di sostanze chimiche volatili che sarebbero già presenti negli odori delle persone sane.
“Individuarne l’odore – hanno chiosato i ricercatori- potrà quindi aiutare a ridurre la diffusione della malattia”.