Ti sei mai domandato perché risolvere un problema di matematica complesso o seguire un film intricatamente basato sui viaggi nel tempo possa sembrare così faticoso? Un recente studio dell’Università Radboud nei Paesi Bassi suggerisce che il pensiero intenso può effettivamente risultare doloroso. Pubblicato su Psychological Bulletin, lo studio analizza il legame tra lo sforzo mentale e sensazioni spiacevoli.
Il meta-studio ha raccolto dati da 170 ricerche precedenti, coinvolgendo un totale di 4.670 partecipanti. I risultati indicano che lo sforzo cognitivo può generare emozioni negative come incertezza, stress, frustrazione e persino tristezza, indipendentemente dal tipo di compito o dalla persona coinvolta.
Secondo Erik Bijleveld, psicologo e autore principale dello studio, le persone tendono a scegliere attività che richiedono un impegno mentale, ma questo non significa che apprezzino il processo di per sé. Piuttosto, potrebbero affrontare tali sfide nonostante la fatica mentale, forse per la soddisfazione di completare un obiettivo.
La ricerca ha anche evidenziato differenze culturali: nei paesi asiatici, dove i giovani sono abituati a orari scolastici più intensi, la connessione tra sforzo mentale e disagio è meno marcata, suggerendo che un’educazione più rigida possa contribuire a una maggiore resistenza allo stress mentale.
I risultati sono significativi per professionisti come ingegneri ed educatori, che devono tenere conto del carico cognitivo quando progettano strumenti o materiali didattici. “È cruciale considerare il peso dello sforzo mentale in diversi contesti“, spiega Bijleveld.
Ma allora, perché ci dedichiamo a compiti mentalmente impegnativi come giocare a scacchi? Secondo i ricercatori, la motivazione potrebbe risiedere nella ricompensa percepita, come la soddisfazione di vincere.
In definitiva, pensare può davvero essere faticoso. Tuttavia, trovare la giusta gratificazione potrebbe rendere più tollerabile e persino gratificante lo sforzo mentale.
