La levofloxacina è un antibatterico di sintesi appartenente alla classe dei chinoloni. Più nel dettaglio, la levofloxacina è un fluorochinolone ed è dotata di attività battericida, cioè è in grado di uccidere le cellule batteriche.
Levofloxacina è un antibiotico attivo in diverse infezioni di lieve o moderata entità causate da batteri: sinusite acuta, bronchite cronica, polmoniti, infezioni delle vie urinarie con complicanze, prostatite batterica cronica, infezioni della pelle e dei tessuti molli.
È disponibile in diverse formulazioni: per uso ospedaliero (classe H) o per uso extra-ospedaliero. Nel primo caso si tratta di soluzioni endovenose riservate alle infezioni gravi da usare esclusivamente in ambiente ospedaliero, nel secondo, invece, il farmaco è disponibile al pubblico in compresse rivestite da assumere per via orale, con dosaggi diversi.
Il trattamento per via orale va eseguito una o due volte al giorno e il dosaggio dipende dal tipo di infezione, dalla sua gravità e dalla sensibilità del batterio all’antibiotico.
Generalmente, la levofloxacina è controindicata nei bambini e negli adolescenti nel periodo della crescita, nei soggetti con epilessia, nelle donne in gravidanza o che allattano al seno. Va somministrata con cautela nei soggetti con particolari caratteristiche cardiache (intervallo QT lungo).
Poiché il farmaco viene eliminato per via urinaria, il suo impiego in soggetti con le funzioni renali alterate va effettuato seguendo una procedura particolare indicata dal medico curante.
Eppure, a quanto pare, ha anche un altro grave effetto indesiderato scoperto solo adesso per la prima volta: un uomo infatti si è addirittura trovato in preda ad un’insufficienza respiratoria.
L’episodio – piuttosto grave – si è verificato in Giappone e la levofloxacina era contenuta in un medicinale per gli occhi.
L’uomo colpito dalla cataratta stava sottoponendosi ad una cura con collirio a base di levofloxacina in vista dell’intervento al quale si doveva sottoporre il giorno successivo. La scelta dei medici era a scopo preventivo ed infatti l’intervento si era concluso senza intoppi. Ma nei tre giorni successivi all’operazione l’uomo è stato sopraffatto da attacchi febbrili e altri dolori sparsi.
In pratica, le condizioni dell’uomo sono peggiorate dopo un paio di giorni di utilizzo, tanto che lo stesso è entrato in coma una volta palesatasi la reazione del collirio con levofloxacina.
Documentando il racconto in un diario, i medici dell’Università di Yamanashi hanno detto: «Questo è il primo caso riportato di danno polmonare indotto da farmaci a causa dei colliri con levofloxacina. La soluzione oftalmica di levofloxacina è uno dei colliri più usati al mondo e gli effetti collaterali sono per lo più reazioni locali», hanno dichiarato i medici dell’Università di Yamanashi.
Stando sempre alle parole dei medici che hanno soccorso l’uomo, il paziente giapponese dovrebbe essere stato colpito da un’allergia ‘ritardata’. Cos’è? Il collirio praticamente avrebbe stimolato il sistema immunitario dell’uomo scatenando tutte le complicanze descritte e gli esami del sangue lo hanno confermato.
È importante sottolineare che la letteratura medica riporta diversi casi di danno polmonare indotto da levofloxacina ma non era mai accaduto con l’utilizzo di un collirio. «L’incidenza del danno polmonare indotto da levofloxacina è rara per la sua frequente prescrizione. Inoltre, non è mai stato segnalato che il collirio causi lesioni ai polmoni. Dovremmo essere consapevoli del collirio come forma di dosaggio causale di danno polmonare indotto da farmaci», ha dichiarato il dottor Hosogaya.
La nuova scoperta dovrà ora essere inserita all’interno dei nuovi fogli illustrativi erogati insieme al prodotto.