Dalle profondità del ghiaccio antartico emerge una nuova affascinante scoperta: un legame tra le passate pandemie globali e i livelli di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera.
Scienziati, analizzando bolle d’aria intrappolate in carote di ghiaccio millenarie, hanno trovato un calo significativo di CO2 attorno al 1610 d.C., periodo funestato da devastanti pandemie come la peste e la sifilide.
La teoria è suggestiva: la drastica riduzione della popolazione causata dalle pandemie avrebbe portato all’abbandono dei terreni agricoli, favorendo la ricrescita della vegetazione e l’assorbimento di CO2 dall’atmosfera.
Tuttavia, non tutti i dati concordano. Un’analisi più approfondita ha rivelato che il calo di CO2 non fu uniforme: graduale nella carota di ghiaccio WAIS Divide, più marcato in quella del Lowe’s Dome.
Un’ulteriore carota di ghiaccio ha confermato la tendenza generale, fornendo una stima del sequestro di CO2: circa 2,6 gigatonnellate all’anno, imputabili a cambiamenti nell’uso del suolo e al declino demografico.
“Un chiaro esempio di come l’attività umana, anche in negativo, possa influenzare il clima“, sottolinea la paleoclimatologa Amy King.
Un dato però emerge con forza: il rapido calo di CO2 nel Lowe’s Dome non trova completa spiegazione nei soli cambiamenti territoriali.
Lo studio evidenzia l’intima connessione tra uomo e ambiente, ricordandoci che le nostre azioni, positive o negative, lasciano un segno indelebile sul pianeta.
Nuove domande sorgono:
- Quale ruolo hanno avuto le pandemie nel plasmare il clima del passato?
- Esistono altri fattori che influenzano il legame tra CO2 e pandemie?
La ricerca continuerà a esplorare queste affascinanti connessioni, offrendoci una chiave di lettura più profonda del nostro pianeta e del suo futuro.