Se tutti i servizi di denuncia delle Iene sono forti ed importanti, ben pochi sono riusciti a colpire il pubblico come l’ultimo di Nadia Toffa, in cui si è parlato di prostituzione minorile.
Se il fenomeno è terribile e deprecabile di per sé, lo è ancora di più perché la “compra vendita” di povere anime innocenti non avviene in qualche paese martoriato da fame e guerra, ma a Bari, nella nostra nazione, dove pensiamo o vogliamo convincerci che orchi del genere non ne esistano.
Grazie all’aiuto di un complice, Nadia Toffa racconta di un giro di prostituzione minorile nei pressi dello stadio di Bari.
Bambini al di sotto dei 16 anni raccontano atteggiamenti sessuali impensabili per quell’età: in un giorno guadagnano 20 o 30 euro e quando viene chiesto loro cosa ci fanno, rispondono che vanno a mangiare oppure si comprano qualche vestito.
I genitori nella maggior parte dei casi sanno quello che fanno i figli, viene detto nel servizio del programma di Italia1: “Prendono dai venti ai trenta euro, i più piccoli cento euro a prestazione”.
I giovanissimi hanno rivelato anche informazioni sui loro clienti: si tratterebbe di persone tra i 50 e i 70 anni. “Uomini e donne, forze dell’ordine, giudici, medici”, dicono.
C’è anche la testimonianza di bambino di soli otto anni, proveniente dalla ex Jugoslavia: parla di sesso e denaro, ricordando al complice della Toffa che la sua richiesta di pagamento è di cento euro. Il piccolo racconta di come il lavoro lo costringe spesso a saltare diversi giorni di scuola.
Disgustata dalle riprese, la Toffa ha poi deciso di intervenire subito, avvisando i servizi sociali di Bari sugli affari che si realizzano nelle vicinanze dello stadio, per cercare di dare ancora una possibilità di vita normale e tranquilla a quei poveri bambini.