Un recente studio condotto dal Dottor Oru Grauru dell’Università di Portsmouth ha esplorato l’importanza della Via Lattea nella cosmologia dell’antico Egitto, suggerendo che avesse molteplici funzioni mitologiche.
Pubblicato sulla rivista Astronomical History and Heritage, lo studio mette in luce come gli antichi egizi potrebbero aver visto questa galassia come la rappresentazione della dea del cielo, Nut, che veniva illustrata come una donna adornata di stelle e protettrice della Terra contro le forze caotiche.
La ricerca evidenzia che Nut era spesso dipinta con le braccia estese a 45 gradi, simbolicamente in grado di coprire diverse parti della Via Lattea nel corso dell’anno, supportando l’ipotesi che la dea incarnasse la galassia stessa. Durante l’inverno, la posizione delle sue braccia corrispondeva ai contorni della Via Lattea, mentre in estate allineava il suo corpo con la galassia.
Il ruolo di Nut non si limitava a una protezione cosmica; era anche vista come una “scala” che permetteva alle anime dei defunti di ascendere all’aldilà. In questo senso, il concetto di Via Lattea come percorso spirituale era comune anche in altre culture, come quelle dei nativi americani del Nord America e dei Maya dello Yucatan, che interpretavano questa banda stellare come un cammino per gli spiriti o un diretto passaggio agli inferi.
Lo studio ha anche esplorato il legame tra la Via Lattea e il comportamento naturale, come la migrazione degli uccelli, che gli antichi egizi credevano emergessero da Nut ogni inverno per migrare verso sud. Questo collegamento ricorda l’idea di “sentiero degli uccelli” presente nelle tradizioni finlandese, estone e lituana, dimostrando come la Via Lattea fosse un simbolo potente e multifunzionale nelle mitologie di diverse culture.