Un gruppo di neuroscienziati dell’Università della California, Berkeley, ha scoperto nuove prove della capacità del cervello umano di prevedere il futuro, grazie a due meccanismi distinti: l’accesso alla memoria delle esperienze passate e il senso del ritmo. Secondo i risultati pubblicati su Science Daily, questi due sistemi operano in aree diverse del cervello e possono funzionare indipendentemente l’uno dall’altro, ma insieme contribuiscono a creare una rappresentazione coerente di ciò che potrebbe accadere.

Per arrivare a queste conclusioni, gli scienziati hanno condotto uno studio comparativo su pazienti affetti da malattia di Parkinson e degenerazione cerebellare. I partecipanti dovevano osservare quadrati di colori diversi che apparivano sullo schermo a velocità variabile, premendo un pulsante quando appariva un quadrato verde, preceduto da un quadrato bianco come segnale di avvicinamento.
I risultati hanno rivelato differenze significative nelle prestazioni dei pazienti con diversi tipi di danni cerebrali. Coloro che soffrivano di degenerazione cerebellare sono riusciti meglio nei test in cui i quadrati apparivano a ritmo costante. Al contrario, i pazienti con Parkinson, con danni ai gangli della base, hanno ottenuto risultati migliori nei test in cui i quadrati apparivano a intervalli irregolari.
Da queste osservazioni, gli scienziati hanno concluso che il senso del ritmo è gestito dai gangli della base, mentre la percezione degli intervalli basata sull’esperienza passata è governata dal cervelletto. Sebbene i due sistemi lavorino separatamente, si completano reciprocamente per creare una previsione accurata del futuro.
Questa scoperta rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione del funzionamento dei meccanismi predittivi del cervello e apre la strada a nuove soluzioni per migliorare la qualità della vita delle persone con malattie o lesioni cerebrali. In futuro, sarà possibile sviluppare ambienti e terapie più adeguate per coloro che hanno una ridotta capacità di previsione, facilitando la loro vita quotidiana.
Cosa pensi dell’idea che il nostro cervello possa prevedere il futuro basandosi su questi due meccanismi?