Con la morte di Papa Francesco, tornano a circolare teorie e timori legati a una delle profezie più misteriose della storia della Chiesa: la cosiddetta “Profezia dei Papi”. Attribuito al vescovo irlandese San Malachia, il testo predice la successione di 112 pontefici, culminando con una figura enigmatica: “Pietro il Romano”, descritto come il Papa della fine dei tempi.

Ma si tratta davvero di una predizione divina, o solo di una leggenda medievale affascinante quanto discutibile?
Cos’è la Profezia dei Papi?
Il documento, scritto secondo la tradizione nel XII secolo, elenca brevi descrizioni simboliche di ogni Papa a partire da Celestino II (1130) fino a un ultimo pontefice che, secondo l’interpretazione di alcuni, porterebbe l’umanità verso un giudizio finale.
L’ultima frase recita:
“Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno compiute, la città dei sette colli sarà distrutta, e il Giudice terribile giudicherà il suo popolo. Fine.”
La “città dei sette colli” viene comunemente identificata con Roma. E proprio questa immagine apocalittica riaccende il dibattito ogni volta che la Chiesa entra in sede vacante.
La morte di Papa Francesco e l’ombra di Pietro il Romano
Il recente decesso di Papa Francesco, all’età di 88 anni a causa di un ictus, ha rinfocolato l’interesse sulla profezia. Francesco, secondo molti sostenitori della teoria, sarebbe stato il 112° Papa della lista. E dunque, ora, ci si chiede: il prossimo pontefice sarà davvero l’ultimo?
Tuttavia, il nome “Pietro” non compare nel titolo papale di Bergoglio, né è italiano – un elemento che smonterebbe l’identificazione con “il Romano”. Inoltre, la Chiesa cattolica non ha mai riconosciuto ufficialmente la Profezia di San Malachia, trattandola piuttosto come una curiosità storica.
Profezia o costruzione postuma?
Non mancano critiche sulla vera origine del testo. Secondo gli storici, la prima menzione della profezia risale al 1595, oltre 450 anni dopo la morte di San Malachia. Alcuni ipotizzano che il testo sia stato creato da Arnold Wyon, un monaco benedettino, forse per influenzare un’elezione papale del XVI secolo.
Gli esperti notano che le descrizioni dei papi diventano molto più vaghe e meno accurate dopo il 1595, rafforzando l’ipotesi che l’elenco sia stato compilato ex post, e non profeticamente.
Simbolismo e coincidenze: casi famosi
Nonostante i dubbi sull’autenticità, molti appassionati riportano associazioni curiose tra i motti della profezia e i papi storici:
- “L’oca custode” → Papa Alessandro III, il cui stemma familiare conteneva un’oca.
- “Bue al pascolo” → Papa Callisto III, associato a un bue nello stemma personale.
I critici, tuttavia, sostengono che si tratti di reinterpretazioni forzate, costruite retroattivamente per dare senso al testo.
Una profezia che affascina da oltre 800 anni
Anche se priva di fondamento teologico, la Profezia dei Papi continua ad attirare curiosi e appassionati di misteri religiosi. Il suo potere sta nel simbolismo e nell’aura apocalittica che evoca, in particolare in momenti di transizione come l’elezione di un nuovo Papa.
Come osserva lo studioso vaticanista Anura Guruge, “non ci sono prove storiche che colleghino la profezia a San Malachia”.
E per Josh Canning, direttore del Newman Centre di Toronto, “non ci sono legami credibili con Papa Francesco o con un prossimo ‘Pietro il Romano’”.
Conclusione: mito, fede o suggestione collettiva?
Con l’attesa del nuovo conclave, il dibattito sulla Profezia di San Malachia resta aperto. Leggenda o rivelazione? Manipolazione politica o ispirazione divina? Qualunque sia la verità, il fascino del mistero resta intatto. E forse è proprio questo, più che la fine del mondo, a resistere nel tempo.