La memoria può ingannare anche il nostro stomaco

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I ricordi legati ai pasti abbondanti possono avere un impatto significativo sulla percezione di sazietà, mentre ricordi confusi o poco chiari del cibo consumato potrebbero aumentare la sensazione di fame. A sostenerlo sono i ricercatori, guidati da Geoffrey Brunstorm, psicologo sperimentale presso l’Università di Bristol, che ritiene che la memoria giochi un ruolo fondamentale nel determinare la quantità di cibo che mangiamo.

La memoria può ingannare anche il nostro stomaco
foto@pixabay

Lo studio: come la memoria influenza la fame

In un recente studio condotto da Brunstorm e il suo team, un gruppo di 100 partecipanti è stato sottoposto a un esperimento che ha esplorato il legame tra la percezione visiva del cibo e la sensazione di sazietà. Ai partecipanti sono state mostrate fotografie di ciotole di zuppa di pomodoro: metà del gruppo ha visto una foto con 300 ml di zuppa, l’altra metà una foto con 500 ml.

Successivamente, tutti i partecipanti hanno consumato una ciotola di zuppa, ma non erano in grado di capire quanta zuppa stessero realmente mangiando, poiché una pompa nascosta aggiungeva o sottraeva silenziosamente la zuppa dai piatti. Subito dopo il pasto, coloro che avevano consumato più zuppa si sono sentiti più sazi. Tuttavia, dopo 2-3 ore, la quantità di zuppa effettivamente mangiata ha avuto meno importanza rispetto al ricordo della quantità mostrata nella foto.

I partecipanti che avevano visto l’immagine della ciotola più grande (500 ml) hanno riferito di avere meno fame rispetto a quelli che avevano visto l’immagine della porzione più piccola (300 ml), indipendentemente dalla quantità reale di cibo consumato. Secondo Brunstorm, questo dimostra che, con il passare del tempo, è la memoria del pasto a influenzare maggiormente la sensazione di sazietà, piuttosto che il numero di calorie ingerite.

Le etichette e le distrazioni: come influiscono sul comportamento alimentare

Un altro aspetto interessante sottolineato da Brunstorm riguarda l’impatto delle etichette alimentari come “dietetico” o “ipocalorico”. Queste diciture, secondo il ricercatore, predispongono la mente a pensare che il cibo non sarà sufficiente a soddisfare l’appetito, portando a un consumo maggiore in seguito.

Inoltre, lo studio evidenzia l’importanza dell’attenzione durante il pasto. Mangiare distratti, ad esempio guardando la TV o usando il computer, impedisce alla memoria di formare ricordi chiari del cibo consumato, portando le persone a mangiare di più e a sentirsi nuovamente affamate poche ore dopo. Questo fenomeno può contribuire a un consumo eccessivo di calorie, con effetti negativi sul peso corporeo e sulla salute.

Potenziali applicazioni per il trattamento dell’iperfagia

Anche se lo studio non fornisce soluzioni immediate per la perdita di peso, i risultati potrebbero aprire la strada a nuove strategie per trattare condizioni come l’iperfagia, dove le persone mangiano in modo incontrollato senza avere una chiara consapevolezza di quanto consumato. Comprendere meglio il ruolo della memoria nella regolazione dell’appetito potrebbe aiutare a sviluppare terapie più efficaci per chi soffre di questo disturbo.

Conclusione

I ricordi legati ai pasti influenzano fortemente la sensazione di sazietà, dimostrando che non solo la quantità di cibo consumato conta, ma anche come viene percepita e memorizzata. Questo apre nuove prospettive su come gestire l’alimentazione e il controllo del peso, con potenziali applicazioni terapeutiche per chi soffre di disturbi alimentari.

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