Avete mai sentito parlare di La Llorona? Nei villaggi e città del Messico, questa leggenda è raccontata con timore e rispetto, da generazioni. La storia narra di una donna bellissima, chiamata María, conosciuta per il suo amore tragico e la sua devastante disperazione.
Si dice che, accecata dal dolore e dalla gelosia, María abbia annegato i propri figli in un fiume, pentendosene subito dopo, ma troppo tardi per salvarli. Da allora, vaga senza pace, piangendo e chiamando i suoi figli, con un lamento straziante che si può udire nelle notti più oscure lungo i corsi d’acqua.
La sua apparizione è spesso descritta come una figura spettrale vestita di bianco, con lunghi capelli neri, che appare e scompare in un battito di ciglia, portando con sé un gelido senso di morte imminente. Chiunque incroci il suo sguardo potrebbe essere maledetto, e le sue urla sono considerate presagio di sventura.
Il mito e le sue radici nella storia e nella psicologia
La leggenda di La Llorona ha probabilmente radici profonde nella cultura e storia del Messico, legandosi alla tragedia, alla maternità e al pentimento.
Alcuni studiosi ipotizzano che possa derivare dalle antiche divinità azteche come Cihuacóatl, una dea madre legata alla guerra e alla morte che, secondo la tradizione, appariva per piangere i figli perduti.
Questo intreccio di figure femminili forti e addolorate ha dato forma, nel tempo, a una leggenda capace di riflettere le ansie e le paure legate alla perdita, al rimorso e alla maternità.
La Llorona, dunque, diviene una rappresentazione simbolica del dolore materno e della perdita irrecuperabile, un richiamo universale e inquietante che risuona in diverse culture. Psicologicamente, il mito potrebbe rappresentare l’ombra oscura della maternità, ossia i timori, il senso di colpa e la disperazione che possono tormentare anche i cuori più forti.