Il Jobs Act, per chi non ne fosse informato, è in pratica una riforma del diritto del lavoro, una riforma messa in piedi dal Governo Matteo Renzi, attuata dal 2014 attraverso alcuni provvedimenti legislativi.
Era quello che ci si aspettava ed era evidentemente in dirittura d’arrivo, confermato poi dal Consiglio dei Ministri ed il Jobs Act, con i suoi decreti che andremo a conoscere meglio, è stato approvato.
Nelle scorse ore il Consiglio dei Ministri ha approvato i decreti attuativi del Jobs Act sulla conciliazione tra famiglia e lavoro. Allentamento sui congedi parentali, addio ai contratti a progetto e stretta sulla cassa integrazione: questi in breve i temi caldi affrontati e risolti secondo le modalità del Governo Renzi e dei suoi ministri.
Per quanto riguarda il congedo parentale, si può usufruire di quello facoltativo, che dura sei mesi, di quello non retribuito che si allunga fino ai 12 anni di età del bambino (ora l’età massima è 8 anni) e fino a 6 anni (da 3) per quello retribuito al 30%. La misura però è sperimentale e sarà finanziata fino a fine 2015.
Un’altra importante novità prevista dal decreto attuativo è la possibilità offerta al lavoratore di “regalare” uno dei propri giorni di ferie ad un collega, qualora quest’ultimo dovesse avere la necessità di assistere un figlio minore in difficoltà. Stretta poi sulla durata della cassa integrazione ordinaria e straordinaria, che viene abbassata a 24 mesi in un quinquennio mobile (30 mesi per le imprese edili). La durata può salire a 36 mesi con il ricorso al contratto di solidarietà.
Addio alle collaborazioni a progetto: quelle in corso si salvano, ma solo fino a esaurimento. Dal prossimo primo gennaio si applicherà la disciplina del lavoro subordinato ai rapporti di collaborazione. Nasce infine il nuovo contratto di apprendistato scolastico, sul modello duale tedesco: interessa gli studenti delle superiori (licei inclusi) a partire dai 15 anni e dura fino a 4 anni.
Con i decreti attuativi del jobs act ”qualche serio passo avanti si è fatto sul tema della conciliazione”, mentre elementi ”in parte positivi sono i temi della cassa integrazione e degli ammortizzatori”, ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso.
Per la Camusso i decreti sulla conciliazione, però, “non sciolgono il nodo su come allargare a tutte le forme di lavoro”.