L’app HereAfter AI invita gli utenti a registrare conversazioni su vari aspetti della loro vita tramite un intervistatore virtuale. Queste registrazioni vengono poi trasformate in una versione digitale dell’utente, che può continuare a “vivere” dopo la morte.
Attraverso questa tecnologia, i defunti possono essere ricreati come ologrammi o avatar, il che solleva preoccupazioni sul fatto che possa impedire alle persone in lutto di elaborare adeguatamente il loro dolore.
Le grandi aziende tecnologiche sostengono che queste rappresentazioni digitali aiutino i familiari e gli amici a superare la perdita. L’IA può apprendere da vari materiali come video, foto e post sui social media per replicare fedelmente una persona deceduta, variando da semplici chatbot a avatar avanzati.
Gli esperti ritengono che questa “tecnologia del dolore” possa diventare molto popolare, ma ci sono preoccupazioni sul suo potenziale impatto negativo. Alcuni temono che, per massimizzare i profitti, le aziende tecnologiche possano rendere queste esperienze troppo coinvolgenti, portando a costi ripetuti per i familiari in lutto. Inoltre, l’iperrealismo degli avatar potrebbe rendere più difficile accettare la perdita.
Suzy Turner Jones di Grief Encounter esprime preoccupazioni sull’effetto che questa tecnologia potrebbe avere sul processo di lutto, mentre la psicologa Mary-Frances O’Connor avverte che potrebbe rinforzare e prolungare l’attaccamento ai defunti.
Un esempio concreto è quello di Marina Smith, un’anziana donna del Nottinghamshire, morta da diverse settimane, la cui memoria viene mantenuta viva tramite video preregistrati. Suo figlio Stephen l’ha filmata mentre rispondeva a oltre 100 domande, creando un “video conversazionale AI” che ha permesso a Marina di “partecipare” al proprio funerale. I suoi nipoti continuano a imparare cose su di lei attraverso questi video, anche dopo la sua morte.
L’app HereAfter AI offre la creazione di Life Story Avatars, rappresentazioni digitali degli utenti che possono interagire e rispondere alle domande post mortem. Questo servizio, disponibile mediante abbonamento, è paragonato da alcuni a un album fotografico digitale, progettato per documentare la vita piuttosto che la morte.