Si parla tanto di rispetto dei diritti altrui, della salvaguardia dell’identità di ognuno, eppure su alcuni social, se si è liberi di essere gay o di estrema destra o amante degli animali, non si è liberi di essere grasse.
Si, perché alla fine è inutile girarci intorno: Instagram ha bannato il termine “curvy” come hashtag, e qualsiasi ne sia la motivazione pubblica, alla fin fine conta che una donna taglia 40 può definirsi come vuole, mentre una taglia 50 non può definirsi liberamente formosa, o anche grassa, perché no.
Un portavoce del social ha spiegato che #curvy è stato bloccato perché infrangeva le famigerate linee guida: “Era utilizzato per veicolare e condividere contenuti di nudo che violano le regole. Ma il blocco non ha nulla a che fare con il termine curvy di per sé stesso”.
Motivazione poco plausibile, dato che ogni giorno milioni di donne posano seminude con hashtag di ogni genere, ma il problema sorge solamente se le donne che si mostrano svestite o in pose provocanti superano i canonici 50 kg di peso.
Una censura bigotta, fine a se stessa, che di certa non veicola un messaggio edificante: dobbiamo insegnare ai nostri figli ad accettarsi per come sono, a patto di non essere curvy.