Gli esperti ci avevano avvisati: prima di Natale, quando si registrarono i primi casi di influenza, ci avevano detto che eravamo ancora lontanissimi dal picco stagionale, ed infatti in queste ore la situazione è notevolmente peggiorata.
L’influenza, per esempio, ha già messo a letto oltre 120mila pugliesi, molti di più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, facendo andare in sofferenza i maggiori ospedali pugliesi che, presi d’assalto, hanno dovuto bloccare i ricoveri ordinari, ossia quelli per i casi non urgenti o programmabili.
Sempre in Puglia, si sono già verificati tre decessi e sei ammalati ricoverati in gravi condizioni in rianimazione, secondo i dati sono forniti dall’Osservatorio epidemiologico regionale pugliese. Le vittime sono tre uomini ricoverati a Bari: un 58enne affetto da ipertensione, un 86enne e un 73enne affetti entrambi da diverse patologie. Sono invece ricoverati in diversi nosocomi pugliesi i sei pazienti in gravi condizioni, quattro dei quali sono stati trasferiti stamattina dall’ospedale San Paolo di Bari alla rianimazione del Policlinico.
Due ricoveri anche a Udine, entrambi i pazienti (47 e 49 anni) si trovano in coma. Anche in Friuli Venezia Giulia, come in Puglia del resto e in buona parte della penisola, il picco dell’influenza non sarebbe ancora arrivato. È atteso “in un paio di settimane”, riferisce all’Ansa il direttore della Clinica malattie infettive Asuiud Matteo Bassetti. “Stante le segnalazioni dei casi più gravi sembra che si tratti di un’influenza abbastanza aggressiva, dettata anche dalla co-circolazione di più tipi di influenza”.
Influenza, due milioni a letto non ancora il picco stagionale
Più in generale, secondo il bollettino dell’Istituto superiore di sanità, dal 25 al 31 dicembre si sono registrati in tutta la penisola circa 673mila casi per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 2.168.000. Nella settimana precedente gli italiani colpiti dal virus erano stati 387mila. Questa intensità ha riguardato tutte le regioni, tranne il Nord-Est.
“In tutte le Regioni italiane – si legge nel bollettino – il livello di incidenza è pari o superiore a dieci casi per mille assistiti tranne in Friuli V.G., Veneto, P.A. di Bolzano e Val d’Aosta in cui si mantiene a circa quattro casi per mille assistiti“.
Le regioni più colpite, dove è stata superata la soglia dei 13,50 casi ogni mille assistiti, sono invece Lombardia, Liguria, P.A. Trento, Marche, Basilicata e Calabria.
Per quanto riguarda l’età dei pazienti, “nella fascia di età 0-4 anni l’incidenza è pari a 29,17 casi per mille assistiti, nella fascia di età 5-14 anni a 18,96 nella fascia 15-64 anni a 10,07 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 6,27 casi per mille assistiti“.
Riordiamo che l’influenza non va confusa con altre sindromi, che possono avere caratteristiche simili ma sono in realtà sindromi parainfluenzali. Si può parlare di “vera influenza” solo se sono presenti tre condizioni contemporaneamente: febbre superiore ai 38 °C a insorgenza brusca; dolori muscolari o articolari; sintomi respiratori come tosse, naso che cola, mal di gola.
Secondo le prime rilevazioni fatte dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), stanno circolando i virus A(H3N2) e B/Yamagata viruses, già presenti nella scorsa stagione influenzale. Ciò sta a significare che una percentuale alta della popolazione potrebbe essere già protetta con il vaccino somministrato lo scorso anno. Tuttavia non è ancora possibile fare previsioni sull’intensità o sul picco dell’epidemia influenzale in Europa, nè si può escludere la comparsa di varianti del virus, che possono avere conseguenze pericolose per le categorie più deboli della popolazione.