L’India, destinata a diventare il paese più popoloso del mondo entro il 2025 con oltre 1,46 miliardi di abitanti, è anche sede della seconda rete stradale più estesa del pianeta, dopo gli Stati Uniti. Ma dietro questo impressionante dato infrastrutturale si nasconde un dramma umano silenzioso ma devastante: le strade indiane sono tra le più pericolose al mondo, con oltre 172.000 morti nel solo 2023, pari a un decesso ogni 3 minuti.

Incidenti in crescita: numeri da emergenza nazionale
Ogni giorno, le prime pagine dei giornali indiani raccontano di autobus ribaltati, auto contro camion, pedoni investiti e morti davanti alle scuole. Tra le vittime del 2023 figurano 35.000 pedoni, 10.000 bambini e migliaia di motociclisti. Le cause principali? Eccesso di velocità, mancato uso di casco e cinture di sicurezza, guida senza patente e strade mal progettate.
- 54.000 persone sono morte perché non indossavano il casco
- 16.000 non avevano la cintura di sicurezza
- 12.000 vittime dovute a veicoli sovraccarichi
- 34.000 incidenti causati da conducenti non abilitati
La denuncia: ingegneria stradale inadeguata
Il Ministro dei Trasporti indiano, Nitin Gadkari, ha affermato apertamente che la colpa principale è umana, ma ha anche puntato il dito contro l’infrastruttura stessa: progettazione difettosa, segnaletica carente, barriere non a norma, e standard di sicurezza ignorati.
Dal 2019, il governo ha individuato 59 gravi lacune nella rete stradale e ben 13.795 “punti neri” ad alto rischio di incidenti, ma solo 5.036 sono stati corretti finora.
Studi indipendenti condotti dall’IIT di Delhi hanno evidenziato barriere con altezze non standard, corsie centrali pericolosamente alte e assenza di controlli efficaci nella fase esecutiva dei progetti.
Costi umani ed economici
Oltre alla tragedia umana, gli incidenti stradali rappresentano anche un peso economico enorme: ogni anno, l’India perde il 3% del suo PIL a causa dei sinistri. E mentre il numero di veicoli immatricolati cresce (oggi oltre 350 milioni), il rischio aumenta in proporzione.
Le soluzioni? Ancora incerte
Il governo ha annunciato piani per ampliare le strade a quattro corsie, ma gli esperti, come Kavi Bhalla dell’Università di Chicago, mettono in guardia: “Non ci sono prove che strade più larghe riducano i decessi. Il problema è l’eccesso di velocità, non la larghezza dell’asfalto”.
Conclusione
Dietro l’immagine di una nazione in crescita, l’India combatte ogni giorno una crisi stradale fatta di mancanza di sicurezza, carenze progettuali e assenza di controlli sistemici. La trasformazione delle sue infrastrutture non potrà dirsi compiuta finché le strade non smetteranno di essere una trappola mortale per milioni di cittadini.