Ne abbiamo riconosciuto l’esistenza guardando essenzialmente i film americani, con gli investigatori che riuscivano a scovare anche i criminali più incalliti attraverso una traccia lasciata per caso su una superfice ben nascosta: ma perché sono così importanti le impronte digitali?
Un’impronta digitale è costituita da un insieme di linee, dette ridge line che scorrono in linee parallele, che a volte intersecano oppure si interrompono, formando un disegno detto ridge pattern. Sono quindi letteralmente definite come “segno lasciato dai polpastrelli delle dita su una superficie liscia, utilizzato come mezzo di identificazione personale“.
Sono così importanti perché sono uniche e perciò sono ritenute ancora oggi il metodo migliore per identificare qualcuno.
Le impronte si formano definitivamente nel feto all’ottavo mese di gravidanza e non cambiano per tutta la vita. In caso di graffi o tagli, la pelle dei polpastrelli ricresce con le stesse caratteristiche, ed è anche quasi impossibile ricostruirle chirurgicamente, quantomeno senza lasciare cicatrici.
Attenzione, però, il sistema di rilevazione è tutt’altro che infallibile: uno studio del 2011 ha riscontrato una percentuale di falsi positivi (in sintesi: impronte che risultano coincidere anche se in realtà non sono uguali) pari allo 0,1%.