Un’importante scoperta presso il Museo Egizio di Torino, in Italia, ha svelato un collegamento inaspettato tra l’Antico Egitto e una delle malattie più letali della storia. Analizzando il DNA di una mummia risalente al 1780 a.C. circa, gli scienziati hanno individuato tracce di peste bubbonica, la malattia che causò la peste nera e sterminò milioni di persone nel Medioevo.
Comunemente associata all’Europa medievale, la peste bubbonica si diffonde attraverso ratti e pulci, causando gravi sintomi come febbre alta, linfonodi gonfi e piaghe cutanee. Tuttavia, questa scoperta anticipa di molti secoli le prime testimonianze documentate della malattia, estendendo la sua cronologia e il suo raggio geografico ben oltre l’Eurasia.
Il team di ricerca ha esaminato campioni di tessuto e materiale intestinale prelevati dalla mummia, rilevando tracce di Yersinia pestis, il batterio responsabile della peste. Questa evidenza, presentata durante il congresso della European Paleopathology Association, rappresenta la prima prova molecolare della presenza della peste in Africa durante l’Antico Egitto. Nonostante l’epoca della mummia sia stata identificata come la transizione tra il Secondo Periodo Intermedio e il Nuovo Regno, l’esatta localizzazione dell’individuo in Egitto rimane incerta.
Gli esami hanno mostrato segni di un’infezione avanzata al momento della morte. Gli studiosi sottolineano che questa è la più antica rilevazione di DNA di Y. pestis fuori dall’Eurasia. Tuttavia, non è ancora chiaro quanto fosse diffusa la malattia nell’Antico Egitto o se fosse un caso isolato.
Nonostante i progressi medici, la peste bubbonica non è un ricordo del passato: tra il 2010 e il 2015 sono stati documentati oltre 3.000 casi in diverse parti del mondo, inclusi Africa, Asia, Sud America e Stati Uniti. Fortunatamente, la medicina moderna permette di curare efficacemente questa infezione grazie agli antibiotici. Michael Marks, professore alla London School of Hygiene and Tropical Medicine, chiarisce che la peste oggi si trasmette principalmente tramite animali infetti, piuttosto che persone, riducendo significativamente il rischio di una diffusione globale.
Questa scoperta rivoluzionaria non solo ridefinisce la storia della peste bubbonica, ma apre nuove prospettive sull’evoluzione e la diffusione di questa malattia nell’antichità. L’identificazione del batterio in una mummia egiziana offre un prezioso spunto per comprendere meglio il passato e i percorsi seguiti da uno dei più importanti agenti patogeni nella storia dell’umanità.