Il campo magnetico terrestre è sempre più anomalo

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Gli scienziati stanno monitorando con crescente attenzione un’anomalia nel campo magnetico terrestre che potrebbe influenzare sia la tecnologia spaziale sia la comprensione scientifica di questo fenomeno. Si tratta dell’Anomalia del Sud Atlantico (SAA), una vasta area caratterizzata da una bassa intensità del campo magnetico, situata tra il Sud America e l’Africa sudoccidentale. Questa regione, descritta come un vero e proprio “buco” nel campo magnetico, è oggetto di approfonditi studi da parte di ricercatori di enti come la NASA, come riportato da ScienceAlert.

Il campo magnetico terrestre è sempre più anomalo
foto@pixabay

Presente da anni, l’Anomalia del Sud Atlantico non costituisce un pericolo diretto per la vita sulla Terra, ma il suo impatto sulle apparecchiature satellitari e sui veicoli spaziali può essere significativo. Attraversando questa zona, dispositivi come la Stazione Spaziale Internazionale possono essere esposti a particelle ad alta energia provenienti dal Sole, con il rischio di malfunzionamenti, perdita di dati o danni ai componenti elettronici più sensibili.

Terry Sabaka, geofisico del Goddard Space Flight Center, spiega che il campo magnetico terrestre nasce principalmente dall’interazione del ferro fuso nel nucleo esterno del pianeta con altre fonti di corrente. Tuttavia, la sua struttura non è omogenea, e questa variabilità contribuisce alla formazione di anomalie come la SAA. Alcuni scienziati ipotizzano che una massa rocciosa ad alta densità, nota come Grande Provincia Africana, possa disturbare il campo magnetico, provocandone l’indebolimento.

Un aspetto interessante di questa anomalia è la sua dinamicità: la zona si sposta gradualmente e, secondo recenti studi, tende persino a dividersi in due aree distinte, ciascuna con una ridotta intensità magnetica. Questo comportamento solleva interrogativi sul futuro sviluppo dell’anomalia e sulle sue possibili implicazioni.

Le ricerche indicano che il fenomeno potrebbe avere origini molto antiche, risalenti a circa 11 milioni di anni fa, smentendo l’idea che la SAA sia un segnale di un’imminente inversione globale del campo magnetico terrestre.

Nonostante i numerosi misteri ancora irrisolti, la NASA continua a monitorare la SAA attraverso missioni dedicate, utilizzando i dati raccolti per sviluppare modelli e fare previsioni utili alla sicurezza delle operazioni spaziali. Come sottolineato da Sabaka, lo studio di questa anomalia rappresenta un’opportunità per comprendere meglio i meccanismi che regolano il campo magnetico terrestre e il suo impatto sulla tecnologia.

L’Anomalia del Sud Atlantico rimane quindi al centro di un’intensa attività di ricerca. Le future scoperte potrebbero fornire nuove risposte su questo affascinante fenomeno, contribuendo a migliorare la nostra comprensione del pianeta e delle sfide legate all’esplorazione spaziale.

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