Il Belgio risolve a modo suo il problema dei cani randagi

VEB

Il Belgio si distingue per aver efficacemente affrontato il problema degli animali randagi attraverso strategie di lungo termine.

Il Belgio risolve a modo suo il problema dei cani randagi
foto@pixabay

Il successo belga è dovuto all’importanza data ai rifugi, alle normative legali e alla collaborazione tra diverse istituzioni. Da 25 anni i cani sono dotati di microchip e, se trovati per strada, vengono portati dalla polizia al rifugio più vicino per essere reinseriti in nuove famiglie.

I rifugi svolgono un ruolo cruciale nella gestione degli animali randagi, supportati da misure come l’obbligo del microchip, la sterilizzazione, il controllo delle nascite, la collaborazione tra polizia e rifugi, il sostegno finanziario e una selettività rigorosa nel reinserimento degli animali.

Grazie a queste pratiche, in Belgio, centro dell’Unione Europea, i cani e gatti randagi sono praticamente assenti dalle strade. Anche se le pratiche possono variare in questo paese federale, i grandi rifugi rappresentano un elemento chiave di una soluzione comune, con particolare attenzione al numero, capacità e qualità di queste strutture.

I rifugi beneficiano sia dei fondi stanziati dai ministeri regionali per il benessere degli animali, sia delle donazioni private. La polizia gioca un ruolo essenziale, portando gli animali trovati per strada ai rifugi più vicini, dove inizia un periodo di attesa obbligatorio prima di renderli adottabili. Grazie ai microchip obbligatori dal 1998, i cani ritrovati vengono identificati e, se il proprietario non viene trovato o non vuole riprendere l’animale entro un certo periodo, il rifugio ne assume la responsabilità.

Deborah Foyle, direttrice di Help Animals a Bruxelles, sottolinea che la formazione, la cura e la socializzazione degli animali richiedono tempo e risorse. Nonostante le difficoltà finanziarie, la cooperazione tra rifugi, polizia e servizi per il benessere degli animali è migliorata notevolmente negli ultimi anni. Tuttavia, alcuni cani rimangono nei rifugi per lunghi periodi a causa di esperienze traumatiche che li rendono aggressivi, rendendo difficile la loro socializzazione e adozione. Ogni distretto affronta il problema in modo individuale, cercando di prendersi cura degli animali senza ricorrere all’eutanasia.

Sarah Bodart, direttrice dell’Associazione per il benessere degli animali in Vallonia, conferma che l’eutanasia nei rifugi è significativamente diminuita e viene praticata solo per motivi medici. La lotta contro i cani randagi e aggressivi si basa su identificazione e sterilizzazione, regolamentazione degli accoppiamenti, supporto finanziario ai rifugi, promozione delle adozioni e criteri rigorosi per gli adottanti.

Ann De Geef, direttrice di GAIA, afferma che l’eutanasia è consentita solo per motivi medici a Bruxelles, mentre in Vallonia e Fiandre è prassi comune solo in caso di malattia grave. Inoltre, i sindaci hanno l’autorità di adottare misure necessarie per mantenere l’ordine pubblico, inclusa l’eutanasia dei cani aggressivi.

Queste strategie coordinate e la cooperazione tra enti locali, rifugi e forze dell’ordine hanno permesso al Belgio di gestire efficacemente il problema degli animali randagi.

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