L’inchiesta è ancora in corso e il problema si è palesato in maniera molto più grande di quello che sembrava inizialmente, la stessa azienda ha confermato di aver perso il controllo sui software.
All’inizio la cosa era stata presa sottogamba, una beffa: uno dei maggiori fornitori di sistemi di spionaggio informatico era stato hackerato, e gli erano stati sottratti milioni di file, con dati sensibili e informazioni riconducibili a decine di stati a cui aveva fornito i suoi servigi.
Naturalmente stiamo parlando dell’attacco hacker subito da Hacking Team, e che solo in queste ore si sta rivelando in tutta la sua gravità: «Abbiamo perso la capacità di controllare chi utilizza la nostra tecnologia. Terroristi, estorsori, delinquenti comuni possono attivarla in qualsiasi momento. Crediamo sia una situazione pericolosa, fuori controllo. Sussiste una grave minaccia per tutti», fanno sapere i vertici dell’impresa milanese.
«Prima dell’attacco – spiega Erik Rabe, manager della società – potevamo controllare chi accedeva alla nostra tecnologia. In questo momento non controlliamo più niente». «Governi stranieri potrebbero avere le capacità di portare a termine – continua Rabe – un’operazione simile, ma non saprei per quale motivo. Terroristi e organizzazioni criminali hanno invece tutta la convenienza a fare ciò. Ma ora ciò che ci è stato rubato è a disposizione di tutti, questo è un problema».
Da parte sua Wikileaks sta pubblicando in queste ore migliaia di mail e sottolinea che il numero di mail trafugate all’azienda sono più di un milione e mostrano “il lavoro interno della controversa azienda di sorveglianza mondiale”.
Al loro interno centinaia di nomi, di politici, da Matteo Renzi a Silvio Berlusconi, di istituzioni, dai servizi segreti alla polizia, dalla Guardia di finanza ai Carabinieri, che compaiono nelle mail interne della società. Ricorre diverse volte il nome del premier, così come quello di Berlusconi e di tanti altri politici.