La Corte di giustizia dell’Ue, in risposta al reclamo del cittadino spagnolo Mario Costeja González, sanciva lo scorso 13 maggio 2014 il diritto di ogni utente Google all’oblio: si è in pratica garantito il diritto a vedere cancellati sui motori di ricerca i link a notizie su una persona ritenute “inadeguate o non più pertinenti”.
Per adeguarsi a questa decisione a tutela della privacy dei cittadini europei, Google ha prontamente introdotto la possibilità di inviare una richiesta di rimozione dei risultati di ricerca compilando un semplice modulo online; le richieste vengono poi analizzate, e se rispettano i requisiti stabiliti dalla Corte Europea, i risultati di ricerca vengono effettivamente rimossi dalle SERP.
Numeri alla mano oggi, dall’attivazione del modulo tramite il quale chiedere la rimozione di indirizzi, a Google sono state inoltrate richieste da parte di oltre 282mila cittadini europei per un totale superiore a 1,1 milioni di link; di questi, 602mila sono stati effettivamente cancellati, ovvero sono scomparsi dalle pagine dei risultati mostrate quando i navigatori cercano articoli o informazioni su un determinato argomento o su una persona. Complessivamente, dunque, il 58,7% delle richieste ha avuto un esito positivo.
Stando ai dati scovati dal Guardian, e mai resi noti da Google, meno del 5% delle richieste è su informazioni riguardanti crimini, politica e figure pubbliche. Questi, invece, sono gli unici casi apparsi sui media.
Google ha diviso le richieste di cancellazione pervenute in cinque categorie: dati personali, tutela dei minori, richieste politiche, personaggi pubblici e gravi crimini. La stragrande maggioranza delle richieste (oltre il 95%) è risultata ricadere nella prima categoria. Meno di 200 richieste, invece, invocavano la tutela dei diritti dei minori.