Quando dobbiamo accendere qualcosa, che sia un fornello della cucina, una sigaretta o il ceppo nel camino, ci appare scontato tirare fuori dalla tasca un accendino.
Già utilizzare dei fiammiferi ci sembra ormai difficile ed inconsueto, ma cosa faremmo se invece non avessimo a disposizione nessuno dei due?
Naturalmente i nostri avi ne facevano facilmente a meno, ma noi ormai ci abbiamo perso la mano.
In caso d’emergenza, però, è buona norma conoscere almeno teoricamente come è possibile accendere il fuoco.
Se si è in campagna e all’aria aperta, la prima cosa è procurarsi legnetti, pigne ed in generale materiali facilmente infiammabili: questi devono essere asciutti e non troppo compatti, per farvi passare l’aria in mezzo, per favorire la combustione.
Poi c’è la parte più difficile, e cioè cercare di provocare qualche scintilla: è possibile strofinare con foga due pietre, ma anche del ferro contro la pietra, e continuare a farlo con caparbietà.
L’operazione è molto delicata e può richiedere anche ore prima che qualche scintilla riesca ad accendere i legnetti più sottili e a provocare quindi la fiammata tanto attesa.
Si può utilizzare anche un trapano a mano, un utensile tra i più primitivi: uno stecco di legno che si usa per “trapanare” su un buco, dove si è preventivamente costruito un “nido” fatto di erba e foglie secche. Una tecnica difficilissima certamente non alla portata di tutti.
Se si ha a disposizione un vetro, si può utilizzare il calore dei raggi del fuoco. Il vetro infatti fa da catalizzatore ai raggi del sole che, indirizzati nel modo giusto verso un mucchietto di foglie o rametti secchi, li farà cominciare a “fumare”: con un po’ di pazienza ed attenzione, si riuscirà a far nascere una bella fiammata.
Quello che serve in ogni caso è però sempre volontà e determinazione: sono tutte tecniche primitive, difficili per noi che non le abbiamo mai utilizzate, e per di più la fretta come risaputo con è mai buona consigliera.