Il fumo deve essere visto non come un vizio ma come una vera e propria malattia, le ultime stime ci fanno sapere che nel nostro paese sono presenti più di 11 milioni di persone che fumano in maniera regolare, questo numero è ripartito quasi in maniera proporzionale tra uomini e donne, le percentuali infatti sono di circa 6 milioni di uomini e di circa 5 milioni di donne, dai 15 anni in su, la popolazione italiana è rappresentata, per il 20%, da tabagisti. Non bisogna però sottovalutare quello che viene definito: fumo di terza mano, ovvero quello che respiriamo anche involontariamente, inalando i residui dei fumatori.
Il fumo “passivo” è quello che viene inalato involontariamente dalle persone che si trovano a contatto con uno o più fumatori “attivi” ed è il principale inquinante degli ambienti chiusi. Il fumo passivo è la risultanza del fumo espirato dal fumatore attivo (corrente terziaria), sommato al fumo prodotto dalla combustione lenta ed imperfetta (400-500 °C) della sigaretta lasciata bruciare nel portacenere o in mano fra un tiro e l’altro (corrente secondaria).
Esistono sostanziali evidenze scientifiche che il fumo passivo è seriamente nocivo per la salute dei non fumatori. Il non fumatore che inala fumo passivo rischia di sviluppare gran parte delle malattie cui è soggetto il fumatore attivo. L’esposizione al fumo passivo è caratterizzata da un effetto dose-risposta. Più intensa e prolungata è l’esposizione al fumo ambientale, maggiori sono le conseguenze derivate dalla nocività dell’esposizione.
La situazione è grave e, anche se sembra incredibile, i numeri rivelati da una recente ricerca non lasciano spazio ai dubbi: oltre otto italiani su dieci non sanno che il fumo passivo provoca il cancro del polmone, sette su dieci fumano regolarmente in luoghi chiusi e la metà lo fa anche in presenza di bambini.
Non solo, il livello di conoscenza sui fattori di rischio legati al tabacco è talmente basso che quasi la metà dei connazionali (48 per cento) pensa che il tumore ai polmoni non si possa prevenire e il 43 per cento crede erroneamente che smettere non riduca il rischio di sviluppare la malattia.
Respirare sigarette, proprie e altrui, causa il 90 per cento delle morti per tumore del polmone e il fumo passivo aumenta fino al 30 per cento le probabilità di sviluppare la malattia, ma troppi italiani ignorano le regole fondamentali della prevenzione.
E i dati di una nuova ricerca devono far allarmare ancora di più: anche il fumo di terza mano, infatti, a quanto pare è altamente nocivo.
Nello specifico, può essere pericoloso al punto da provocare il cancro ai polmoni anche il cosiddetto ‘fumo di terza mano’, ossia le sostanze derivate dal fumo che si depositano su superfici come tende e tappeti: lo indicano test condotti negli Stati Uniti, dal National Lawrence Berkeley Laboratory, i cui risultati sono pubblicati sulla rivista Clinical Science.
Lo studio spiega che alcune delle sostanze derivate dal fumo che si vanno a depositare sulle superfici, interagiscono con le molecole dell’aria creando un mix tossico che include composti in grado di danneggiare il Dna fino a provocare tumori. I test condotti sui topi hanno dimostrato che a 40 settimane dall’ultima esposizione gli animali hanno mostrato un’aumentata incidenza di cancro ai polmoni.
Bambini e anziani sono particolarmente vulnerabili a questo residuo di nicotina: i primi perché sono spesso a contatto con tappeti e altre superfici “impregnate”; i secondi, perché sono più vulnerabili.
Sarà dunque fondamentale che la ricerca ci aiuti anche a individuare protocolli e detergenti per pulizie efficaci per risanare i luoghi contaminati (anche anni prima) e acquisire delle regole comportamentali nuove e specifiche per i fumatori.