Una storia di quelle che non si vorrebbero mai leggere, soprattutto perché è difficile capire con certezza dove sia il giusto, e quindi da che parte schierarsi.
Quel che è certo è che una ragazza di 14 anni molto presto smetterà di vivere: eppure, eccepiranno in molti, essere attaccati ad una macchina, in stato vegetativo, ormai da mesi non è quasi possibile più chiamarla vita.
Nelle scorse ore il Consiglio di Stato francese ha confermato lo stop delle cure a Ines, una 14enne in coma da giugno: si avalla così la decisione dei medici dell’ospedale di Nancy contro il parere dei genitori.
Il padre e la madre della piccola si erano rivolti al Consiglio di Stato con la speranza di ribaltare la sentenza del tribunale amministrativo di Nancy che il 7 dicembre corso aveva confermato a sua volta il parere dei medici, ma anche stavolta è stato deciso che le cure dovranno presto cessare.
Nello specifico, nella sentenza si legge: «A termini di legge — la legge francese sul Fine vita, del 2016— quando un paziente non è in grado di esprimere la sua volontà, è compito dei medici competenti decidere se e quando arrestare i trattamenti, tenendo conto dell’insieme del circostanze, salvaguardano la dignità del paziente e dispensando tutte le cure palliative necessarie».
L’avvocato della famiglia, Frédéric Berna, non commenta la decisione della corte parigina ma fa capire al quotidiano L’Express che i genitori di Inès si riservano il diritto di adire la Corte Europea dei diritti dell’uomo. I genitori di Inès sono molto religiosi e non accettano che la fine della figlia sia decisa dalla legge. Già a settembre avevano proposto di ospedalizzare la ragazza in casa.
Francia, Consiglio di Stato conferma lo stop alle cure di una 14enne
La 14enne soffre di una malattia neuromuscolare autoimmune. In seguito a una crisi respiratoria, lo scorso giungo Ines è stata ricoverata a Nancy. Dopo un periodo di trattamento i medici avevano giudicato il suo caso senza speranza a causa dei gravi e irreversibili danni neurologici.
La valutazione dello stato della ragazza è stata fatta da un collegio di tre esperti che l’hanno definita “in stato vegetativo persistente, completamente incapace di comunicare e con lesioni neurologiche irreversibili allo stato attuale della scienza».
L’ospedale francese ha così avviato la procedura per l’interruzione della terapia. Adesso sarà l’ospedale a decidere quando staccare la spina a Ines.
Ricordiamo che, in Italia, solo una manciata di giorni fa è finalmente stata approvata la legge sul fine vita.
Dopo uno stallo durato otto mesi e forti tensioni all’interno della maggioranza tra Pd e centristi, appelli di senatori a vita e sindaci di tutta Italia, il biotestamento è stato approvato con 180 sì, 71 contrari e sei astensioni.
Il testo prevede che, nel rispetto della Costituzione, nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informatodella persona interessata. Viene “promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico il cui atto fondante è il consenso informato” e “nella relazione di cura sono coinvolti, se il paziente lo desidera, anche i suoi familiari”.
Ogni “persona maggiorenne, capace di intendere e volere, in previsione di un’ eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso “Disposizioni anticipate di trattamento” (Dat), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali”. Le Dat, sempre revocabili, risultano inoltre vincolanti per il medico e “in conseguenza di ciò – si afferma – è esente da responsabilità civile o penale”.
Inoltre, nella relazione tra medico e paziente “rispetto all’evolversi delle conseguenze di una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico, alla quale il medico è tenuto ad attenersi qualora il paziente venga a trovarsi nella condizione di non poter esprimere il proprio consenso o in una condizione di incapacità”.