Già nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di parlare di questo virus che sta preoccupando alcune zone dello stivale, ma purtroppo siamo costretti a riparlarne perché l’allarme non è rientrato, ed anzi si registrano nuovi casi di contagi.
Nello specifico, il virus africano della febbre del Nilo (West Nile Virus) continua a colpire nel Veneto. Negli ultimi giorni è stato confermato in Veneto il contagio di un paziente di 70 anni di Cavarzere, ricoverato all’Ospedale di Rovigo.
L’uomo – riferisce l’Ulss5 Polesana – versa in condizioni «mediamente gravi».
Ma c’è di più: nelle ore successive, come ricostruiscono i quotidiani locali, nella stessa giornata è stato registrato l’allarme per un uomo di Mira ricoverato per un encefalite all’ospedale di Dolo, ed un altro caso è stato confermato dalle autorità sanitarie a Pianiga. Si tratta di un cinquantanovenne che vive nella frazione di Mellaredo. Da tre giorni l’uomo aveva febbre alta e un mal di testa: il quadro clinico non sembrava preoccupante, ma alcuni sintomi hanno spinto il medico di famiglia a ordinare esami specifici del sangue che appunto hanno confermato la presenza di virus del Nilo occidentale.
Tutte le persone che hanno contratto il virus del tipo West Nile vivono nella provincia di Venezia. La mappa quindi dell’epidemia in Polesine si allarga sempre più: il West Nile, in Polesine, ormai è ovunque, fanno sapere gli esperti locali.
Intanto, Ulss 4 e sindaci del Veneto orientale stanno correndo ai ripari: martedì pomeriggio si è svolto un incontro tra il direttore del dipartimento di Prevenzione dell’azienda, Luigi Nicolardi, e i rappresentanti dei 21 Comuni, relativamente al tema delle malattie infettive trasmesse dalle zanzare.
Durante la riunione è emersa la necessità di rinforzare gli interventi di disinfestazione larvicidi ed adulticidi sia in aree pubbliche che private, invitando i cittadini ad eliminare i ristagni d’acqua per impedire la proliferazione delle zanzare e contemporaneamente continuare a proteggersi dalla puntura di zanzara utilizzando insettorepellenti e mezzi barriera. L’incontro si è quindi concluso con l’impegno a garantire una costante informazione alla popolazione sulla diffusione del virus e sull’evoluzione del quadro epidemiologico locale dell’infezione.
Ricordiamo che la febbre West Nile è una malattia provocata dal virus West Nile, un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa (segnalato dal 1958), Australia e America.
La patologia viene trasmessa all’uomo e agli animali, generalmente equini e uccelli e in alcuni casi anche cani, gatti e conigli, attraverso la puntura di zanzare infette (più frequentemente del tipo Culex) e non si trasmette da persona a persona.
Questo virus è asintomatico circa nell’80% dei casi. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei.
Nella maggior parte dei casi si risolve da solo senza nessuna conseguenza, ma i sintomi compaiono in modo molto marcato nelle persone con sistema immunitario debilitato, negli anziani e nei bambini.
Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.