La stagione invernale incombe, e con essa anche i malanni di stagione, che mettono a letto milioni di italiani, in primis bambini.
I nostri piccoli sono spesso alle prese con febbri molto altre, e se è vero che non bisogna mai sottovalutarle ed affrontarle per tempo, è altrettanto importante non farsi prendere dal panico.
A spiegare qual è il modo giusto di comportarsi è Maurizio de Martino, ordinario di pediatria all’università di Firenze e direttore del dipartimento di Pediatria internistica ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, anticipando i contenuti del Convegno di infettivologia e vaccinologia pediatrica che si svolgerà all’Università di Firenze la prossimo settimana.
“Con poche e semplici regole – suggerisce de Martino – è possibile risolvere nella stragrande maggioranza dei casi il problema febbre: come misurarla, valutarne la causa, decidere quindi come intervenire velocemente sulle cause e con quali cure dopo aver naturalmente avvisato il medico pediatra”.
La domanda che più preme ai genitori è senza dubbio: è giusto usare i tradizionali antibiotici? O è meglio avvalersi di un antipiretico?
Il Dott. spiega che: ”Mentre l’utilizzo dell’antibiotico, essendo sotto controllo medico pediatrico è, almeno in teoria, più gestibile e controllabile, l’antipiretico invece è disponibile in farmacia come farmaco da banco e quindi senza controllo. L’abuso di questa sostanza si verifica spesso proprio nei casi di ‘panico da febbre’, con grande superficialità da parte degli adulti, soprattutto se lo somministrano ai figli piccoli, e con altrettanti rischi per la Salute”. “L’antipiretico di prima scelta – continua l’esperto – è il paracetamolo con dosaggio di 60 mg/kg/giorno, suddiviso in 4 dosi – da somministrare ogni 6 ore, è l’unica possibilità di cura, ma deve essere impiegato soltanto quando la febbre si associa a condizioni di malessere e dolore mal di testa, dolori muscolari, dolori articolari. Se il bambino è febbrile, ma sta bene, somministrare l’antipiretico è un errore molto grave”.