Farmaci intelligenti, cresce considerevolmente il loro uso in Europa

VEB

L’ultima ricerca Eurostat ha fotografato il rapporto tra europei e farmaci e ne è emerso che la metà della popolazione assume farmaci quotidianamente.

Consumi superiori al 55% si sono registrati in Lussemburgo, Portogallo e Belgio che ha il consumo più alto (60,8%), Consumi inferiori al 40% si sono registrati invece in Bulgaria, Italia (38,4%), Cipro e Romania che presenta il livello più basso di consumi (solo il 22,8% della popolazione ha dichiarato di aver assunto farmaci).

Se ogni giorno milioni di persone sono costretti ad assumere farmaci per contrastare malattie e patologie di diversa gravità, inqueta e non poco scoprire che cresce l’uso di farmaci usati in modo improprio per potenziare l’attenzione, studiare o migliorare le prestazioni sul lavoro.

In un sondaggio su decine di migliaia di persone in 15 nazioni nel mondo, il 14% ha infatti dichiarato di aver utilizzatodroghe intelligenti” almeno una volta nei 12 mesi precedenti nel 2017, rispetto al 5% del 2015, con una crescita del 9% in due anni. Picchi di crescita si registrano in Europa: 13% in Francia e il 18% in Gb.

Nello specifico ad esser stato analizzato è l’uso di sostanze normalmente prescritte nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), così farmaci studiati per curare i disordini del sonno in chi fa turni notturni; ma anche stimolanti illegali come la cocaina, e i risultati ottenuti sono contenuti in uno studio pubblicato nell’International Journal of Drug Policy e ripreso da Nature online.

Negli Usa è stato riportato il più alto tasso di utilizzo di ‘smart drug’ o ‘droghe intelligenti’: nel 2017 quasi il 30% degli intervistati ha dichiarato di aver usato smart drug almeno una volta nei precedenti 12 mesi, rispetto al 20% del 2015.

Ma i maggiori aumenti sono stati in Europa: dal 2015 al 2017 l’uso in Francia è salito dal 3% al 16%, nel Regno Unito dal 5% al 23%, in Olanda dal 10% al 24%, in Irlanda dal 4% al 18%. Quasi la metà (48%) delle persone ha dichiarato di avere avuto questi farmaci attraverso gli amici; il 10% li ha acquistati da un rivenditore o su internet; il 6% li ha ottenuti da un membro della famiglia; e il 4% ha dichiarato di avere le proprie ricette.

“C’è un crescente uso legato agli stili di vita di farmaci che potenziano le capacità cognitive da parte di persone sane. Il ché solleva preoccupazioni etiche”, ha quindi commentato Barbara Sahakian, neuroscienziata dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, non coinvolta nel lavoro.

Ricordiamo che le smart drug hanno come scopo quello di aumentare (o, più genericamente, alterare) le capacità cognitive di chi li assume, potenziando il rilascio di agenti neurochimici, migliorando l’apporto di ossigeno al cervello e stimolando la crescita nervosa: in  pratica il loro uso è similare a quello delle sostanze dopanti in ambito sportivo.

Come ha specificato anche l’Istituto superiore di sanità, nonostante il crescente interesse dell’opinione pubblica sul fenomeno, persiste ancora una grande confusione sul tema, legata soprattutto alla terminologia utilizzata: “Si parla infatti”, si legge in un rapporto ufficiale, “contestualmente di droghe vegetali, droghe etniche, droghe endobotaniche, droghe naturali, biodroghe […] Per taluni, il termine smart drug indica una serie di bevande energetiche o pastiglie stimolanti (che tentano di simulare l’effetto dell’ecstasy) che assicurano effetti eccitanti pur rimanendo nella legalità (caffeina, ginseng): vengono proposte e consumate soprattutto in ambienti giovanili (discoteche, rave party etc.). Per altri, le smart drug si confondono molto più con droghe naturali o droghe etniche, confinando il loro consumo ad altri ambienti. In realtà, sembrerebbe che l’espressione prenda origine dal fatto che le smart drug sono le droghe furbe perché non perseguite o perseguibili dalla legge, in quanto non presenti come tali o come principi attivi in esse contenute nelle tabelle legislative delle corrispondenti leggi che proibiscono l’uso di sostanze stupefacenti e psicotrope”.

In ogni caso non bisogna dimenticare che queste sostanze, anche se la scienza ne ha certificato un beneficio nell’immediato, nel lungo termine non apportano nessun significativo vantaggio, anzi.

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