Eutanasìa, in greco antico, significa letteralmente buona morte. Oggi con questo termine si definisce correntemente l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato terminale.
Si parla di eutanasia passiva quando il medico si astiene dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato; di eutanasia attiva quando il medico causa, direttamente, la morte del malato; di eutanasia attiva volontaria quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato.
Nei Paesi di tutto il Mondo, Italia compresa, l’eutanasia solleva numerose discussioni tra chi è a favore di tale pratica e chi, invece, è contrario. In Italia e nel Regno Unito, al momento, l’eutanasia è illegale. In Stati come l’Olanda, il Belgio e il Lussemburgo, è una pratica legalizzata ormai da diversi anni.
Dove la pratica è illegale, l’eutanasia volontaria e l’eutanasia non-volontaria sono due forme di omicidio colposo (cioè involontario), mentre l’eutanasia involontaria è una forma di vero e proprio omicidio doloso (cioè volontario).
Fino ad oggi, al di là dei giudizi meramente etici e delle considerazioni assolutamente personali, come abbiamo visto l’eutanasia è sempre stata associata a una condizione di malattia, sovente negli stadi finali, ma cosa succede se a chiedere di morire è invece un uomo che ha vissuto una lunghissima vita, felice ed in salute, ed ora si è semplicemente stancato di vivere?
Ha 104 anni, è il più anziano scienziato australiano, e ha deciso di morire: il professor David Goodall non soffre di una malattia terminale ma ha scelto di volare in Svizzera per praticare il suicidio assistito, vietato in Australia.
“Sono molto dispiaciuto di aver raggiunto quest’età”, ha detto il botanico alla rete televisiva ABC nel giorno del suo ultimo compleanno, il 4 aprile scorso.
Mentalmente perfettamente lucido, ma con una vista ridotta e una qualità della vita calata vistosamente negli ultimi anni, il prof. Goodall ha confessato alla tv pubblica australiana Abc, nel giorno del suo 104esimo compleanno: «Provo profondo rammarico per aver raggiunto questa età. Non sono contento. Voglio morire. Per me non è una cosa triste. È più doloroso invece che questo venga impedito», ha detto l’anziano accademico, che ha due lauree in Botanica e in Filosofia conseguite negli anni ’30-’40 nella sua natia Inghilterra prima di trasferirsi in Australia, dove ancora lavora come ricercatore in Botanica agraria e ha ricevuto da poco una cattedra all’Università di Perth.
Il caso riapre il dibattito sull’eutanasia. Vietata, come abbiamo già detto, in molti paesi del mondo, la pratica è stata bannata anche in Australia fino alla scelta, lo scorso anno, dello stato di Vittoria di renderla legale. Una legge che entrerà effettivamente in vigore da giugno 2019 e che sarà applicata solo ai malati terminali capaci di intendere e volere con un’aspettativa di vita minore di sei mesi.
La Exit international, che assiste coloro che scelgono il suicidio assistito e che ha aiutato Goodall a organizzare il viaggio, ha biasimato l’Australia. “È ingiusto che il più anziano e tra i più influenti cittadini australiani sia costretto a viaggiare dall’altra parte del mondo per morire con dignità”, hanno scritto sul sito dell’associazione.
Per aiutare Goodall a raggiungere il suo obiettivo, la stessa associazione no profit ha lanciato una raccolta fondi per comprare due biglietti aerei, per lui e per il suo accompagnatore, in business class, raccogliendo oltre 10mila euro.