La materia oscura, che rappresenta circa l’80% della materia presente nell’Universo, continua a sfidare la comprensione scientifica, rimanendo uno dei più grandi enigmi della cosmologia. Poiché non emette né riflette luce, è impossibile osservarla direttamente, ma la sua esistenza è suggerita da fenomeni come il movimento delle stelle e le caratteristiche del fondo cosmico a microonde.
Recentemente, uno studio pubblicato su Cosmology and Astroparticle Physics ha avanzato una teoria affascinante: la materia oscura potrebbe essere composta da buchi neri formatisi durante una fase cruciale del cosmo, quando l’Universo passava da una fase di contrazione a una di espansione, prima del Big Bang. Se questa ipotesi venisse confermata, potremmo essere in grado di rilevare le onde gravitazionali prodotte da questi buchi neri primordiali attraverso nuovi osservatori gravitazionali.
Tradizionalmente, si ritiene che l’Universo sia nato da una singolarità, seguita da una rapida espansione conosciuta come inflazione.
Tuttavia, la nuova teoria propone un’alternativa audace: l’Universo potrebbe aver attraversato una fase di contrazione, raggiungendo una densità critica che ha innescato un “rimbalzo” e l’inizio dell’attuale fase di espansione. In questo scenario, durante la fase di contrazione, potrebbero essersi formati piccoli buchi neri, che oggi identifichiamo come materia oscura.
Sebbene non abbia partecipato allo studio, Patrick Peter, direttore della ricerca presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica, ritiene plausibile questa ipotesi. Secondo Peter, i buchi neri primordiali generati nelle prime fasi dell’Universo potrebbero essere sufficientemente stabili da esistere ancora oggi.
Gli scienziati sperano che i futuri osservatori gravitazionali possano identificare le onde prodotte da questi buchi neri primordiali, avvicinandoci così alla conferma della teoria dell’universo saltante. Tuttavia, sarà necessario attendere almeno un decennio, poiché la prossima generazione di osservatori è ancora in fase di sviluppo.
Peter sottolinea l’importanza di questo lavoro, poiché offre una spiegazione naturale per la formazione dei buchi neri, che potrebbero costituire la materia oscura, e lo fa nel contesto di una teoria alternativa all’inflazione. Gli astrofisici stanno continuando a indagare sulle interazioni tra i piccoli buchi neri e le stelle, un ulteriore passo verso la loro eventuale rilevazione.