Gli scienziati hanno stabilito che l’aggiunta di zinco, come integratore alimentare, riduce il rischio di morte e abbrevia anche il tempo di recupero per i pazienti COVID-19.
Esperti dell’Istituto di ricerca medica dell’Hospital del Mar e dell’Università di Pompeu Fabra hanno analizzato i livelli di zinco in 249 adulti infettati dal virus, che sono stati trattati dal 9 marzo al 1 aprile 2020.
Secondo i dati pubblicati, in ospedale la degenza media per i pazienti con un basso valore di micronutrienti nell’organismo è stata di 25 giorni, mentre nelle persone con valori normali è stata di 8 giorni.
Inoltre, i livelli di zinco nel sangue erano circa il 20% più alti in coloro che avevano l’infezione.
Gli esperti notano che una tale prognosi è dovuta al suo effetto sullo squilibrio immunitario e all’aumento della carica virale.
Gli specialisti dell’Università medica turca di Ankara hanno studiato campioni di sangue di un gruppo di persone sane e pazienti con COVID-19 che si trovano nell’unità di terapia intensiva in condizioni critiche.
Si è scoperto che le persone infette dal coronavirus avevano una bassa concentrazione di retinolo (una forma biodisponibile di vitamina A), anche in caso di assunzione di farmaci che impediscono all’organismo di espellerla.
In precedenza, il medico ha nominato gruppi di persone vulnerabili a nuovi ceppi di coronavirus.
Nuovi ceppi di COVID-19 comparirebbero più spesso nel corpo di persone con malattie croniche, oncologiche e autoimmuni, con un’immunità indebolita.