Tecnicamente un’infiammazione del fegato causata da un virus denominato proprio Hepatitis C Virus, L’Epatite C, che deriva dalla parola composta “hepato” (ovvero fegato) e “itis” ovvero “infiammazione”, provoca molti danni nel nostro organismo che possono essere classificati anche come molto gravi soprattutto per le funzioni del fegato, in primis colpisce le cosiddette cellule epatiche, ma analizziamo più a fondo il problema:
L’HCV attacca preferenzialmente il fegato, attraverso l’attivazione del sistema immunitario dell’ospite, provocando danni strutturali e funzionali anche molto gravi. Nello specifico l’infezione causa la morte delle cellule epatiche (necrosi epatica), che vengono sostituite da un nuovo tessuto di riparazione-cicatrizzazione, cosi da determinare il processo di fibrosi epatica. A lungo andare questo tessuto di cicatrizzazione sostituisce tutta o quasi la componente sana del fegato, da cui deriva una grave compromissione delle sue attività, potendo evolvere in cirrosi epatica.
Il suddetto virus di solito si diffonde attraverso il contatto con il sangue: le persone che usano droga per via endovenosa possono contrarre l’epatite se condividono gli aghi con qualcuno che ha già il virus, gli operatori sanitari (come infermieri, tecnici di laboratorio e medici) possono contrarre questa infezione se accidentalmente vengono a contatto con un ago che è stato utilizzato su un paziente infetto, ma l’infezione può essere trasmessa anche per cause più banali, come la condivisione di rasoi, contatti accidentali tra sangue infetto e mucose e, più raramente, rapporti sessuali.
A differenza di quanto accade per l’epatite B, che in età adulta si risolve spontaneamente nel 90-95% dei casi, solo una piccola parte dei pazienti affetti da epatite C riesce a guarire senza farmaci e senza accusare danni permanenti (percentuale stimata intorno al 15%). Di conseguenza, più di otto persone su dieci svilupperanno un’infezione cronica, che, nella maggior parte dei casi, procederà in maniera asintomatica per decenni.
I malati non avvertono infatti alcun sintomo per anni, ma l’epatite C è una malattia cronica (ciò significa che non va via col tempo) chi ne soffre ha bisogno di essere controllato periodicamente con attenzione da un medico, perché la malattia può anche portare a cirrosi e al cancro al fegato.
Epatite C Zero conoscere la patologia attraverso una web serie
La cosa più importante da sapere è però che oggi l’epatite C si cura ed è possibile guarire definitivamente. Esistono infatti farmaci innovativi che in cicli terapeutici di 12 o 24 settimane permettono la guarigione in più del 95% dei pazienti; inoltre le terapie sono in costante evoluzione e nuovi farmaci in arrivo arricchiranno la gamma di terapie disponibili, con percentuali di successo terapeutico sempre più vicine al 100%.
Per raccontare tutto questo, e dare un quadro completo a coloro che ne sono affetti e a chiunque vuole essere informato su questa patologia, è nata la web serie “Epatite C Zero” presentata a Roma, all’interno del Roma Web Fest, in corso nella capitale al museo Maxxi.
I 5 episodi della serie, co-prodotta da Pro Format Comunicazione e Meltin’Pot, saranno pubblicati sul sito www.epatiteczero.it con cadenza settimanale a partire dal 28 novembre.
Questa malattia viene vista come un viaggio che ogni paziente affronta in modo diverso, con la sua storia, le sue speranze, le sue esigenze specifiche. Un viaggio coast-to-coast a bordo di un van che attraversa l’Italia, per raccontare l’epatite C dal punto di vista dei pazienti nella loro unicità, coinvolgendo lo spettatore in una riflessione sulla complessità della malattia, sul valore del rapporto con il proprio medico e sulla fondamentale importanza della consapevolezza dei fattori di rischio, per una corretta prevenzione e per favorire un tempestivo intervento in caso di infezione.
‘Epatite C Zero‘ è il fulcro e il nome di una campagna promossa da Msd Italia in collaborazione con EpaC onlus e con la supervisione scientifica di Fire – Fondazione italiana per la ricerca in epatologia, per rendere più consapevoli dei rischi legati all’Hcv, promuovere la prevenzione e informare sulle nuove opportunità terapeutiche.