Certamente vi sarà capitato, se non da vicino, almeno nei film e nei documentari, di vedere un elefante: un mastodontico animale che fa paura ad immaginarselo accanto per la sua stazza, ma dal volto gentile e simpatico, che pare incapace di far del male volontariamente a qualcuno.
Pensando alle sue caratteristiche fisiche viene subito alla mente la proboscide, con cui beve e con cui si porta il cibo alla bocca, ma molto particolare è anche la sua pelle.
La pelle di un elefante, a prescindere dalla sua età, è sempre molto rugosa e la principale utilità della miriade di rughe è quella di tenere al fresco l’animale.
Gli elefanti infatti hanno poche ghiandole sudoripare che non bastano a regolare la temperatura corporea, quindi disperdono il calore corporeo in altri modi, incluse le pieghe della pelle.
Nello specifico, l’umidità resta intrappolata tra le rughe della pelle dell’elefante, evaporando poi lentamente, contribuendo a tenere bassa la temperatura del grande animale.
Inoltre si pensa che gli elefanti abbiano una pelle spessissima: è vero, ma solo in parte. Su proboscide, gambe e sedere è in effetti spessa 3-4 cm, ma dietro le orecchie, sui fianchi, petto e addome è molto più sottile. Anche le zone più spesse sono comunque molto sensibili perché riccamente innervate.