Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità “sono da considerare sostanze stupefacenti tutte quelle sostanze di origine vegetale o sintetica che agendo sul sistema nervoso centrale provocano stati di dipendenza fisica e/o psichica, dando luogo in alcuni casi ad effetti di tolleranza (bisogno di incrementare le dosi con l’avanzare dell’abuso) ed in altri casi a dipendenza a doppio filo e cioè dipendenza dello stesso soggetto da più droghe”.
Le sostanze stupefacenti comprendono una vasta gamma di sostanze; alcune sono legali (barbiturici, alcool, tabacco), altre sono illecite, come la “cannabis” e i suoi derivati (hashish e marijuana), l’oppio e i suoi derivati (cocaina, crack), ed alcune sostanze sintetiche come l’ecstasy.
E’ tossicodipendente ogni individuo che, avendo fatto uso di una qualsiasi droga, manifesta una dipendenza fisica o psichica, oppure tutte e due insieme.
A fine 2016 l’Osservatorio europeo delle droghe ha contato più di 620 nuove sostanze psicoattive apparse sul mercato europeo delle droghe. Queste sostanze non sono sottoposte ai controlli antidroga internazionali e comprendono un vasto assortimento di droghe come cannabinoidi sintetici, stimolanti, oppiacei e benzodiazepine.
Per la maggior parte queste nuove droghe sono vendute come sostituti “legali” delle droghe illecite, mentre altre sono destinate a piccoli gruppi desiderosi di sperimentarle per conoscerne gli eventuali nuovi effetti.
Le nuove sostanze sono prodotte in grossi quantitativi da aziende chimiche e farmaceutiche situate in Cina. Da qui vengono spedite in Europa, dove sono trasformate in prodotti, confezionate e vendute. Moltissime sono reperibili sia su internet che in negozi specializzati, spesso come droghe legali dotate di marchio.
Ma le droghe vengono smerciate anche sui mercati della rete oscura e su quello illegale, talvolta con il loro vero nome e talvolta spacciate per sostanze illecite come eroina, cocaina, ecstasy e benzodiazepine.
Tutte queste droghe creano un mercato sotterraneo e illegale dalle dimensioni inimmaginabili, e se si tiene conto anche del commercio di quelle “tradizionali” come eroina e cocaina, si capisce quante risorse vengono sottratte all’economia legale di ogni stato.
Ed anche in quest’ottica va letto il monito lanciato dal British Medical Journal: un articolo, a firma di Fiona Godlee, senza possibilità di essere frainteso incita a legalizzare le sostanze stupefacenti, a regolarle e soprattutto a tassarle.
L’articolo parte da una serie di dati presentati in diversi studi nella rivista, dal fatto che la guerra alla droga costa 400 sterline l’anno ad ogni contribuente, al raddoppio negli ultimi dieci anni dei morti per droga in Scozia. Paesi come il Portogallo, che ha di fatto legalizzato le droghe, non hanno visto un aumento degli utilizzatori.
Il commercio illegale inoltre risulta spesso in mano alle organizzazioni criminali e pertanto sarebbe, secondo l’autrice dell’articolo, forse opportuno convogliare i 236 miliardi di sterline che vale il mercato clandestino mondiale di stupefacenti in finanziamenti per i servizi pubblici. Una provocazione?
Per Godlee non si tratta di “pensare che le droghe siano buone o cattive. Si tratta di una posizione basata su prove del tutto in linea con un approccio la salute pubblica alla criminalità violenta. La strategia Serious Violence, recentemente pubblicata dal governo britannico, riconosce il legame tra proibizionismo e violenza, ma propone di spendere 40 milioni di sterline in politiche legate al proibizionismo.”
L’editoriale si conclude così: “il BMJ sostiene fermamente gli sforzi per legalizzare, regolamentare e tassare la vendita di droghe per uso ricreativo e medicinale. Questo è un argomento sul quale i medici possono e devono far sentire la propria voce”.