La droga è uno dei vizi più terribili, perché debilita chi ne è dipendente, uccidendogli corpo e anima, ma anche chi gli sta intorno, la sua famiglia, e lo stato stesso, che deve farsene carico.
Nonostante innumerevoli campagne di sensibilizzazioni, ancora troppe persone entrano nel circolo, troppo spesso senza uscita, della tossicodipendenza, con risvolti drammatici, come è stato spiegato anche durante il panel intitolato “Droga, quanto ci costi. Impatto economico e sociale delle dipendenze”, nell’ultima giornata dei “WeFree Days” a San Patrignano.
I costi della droga in Italia ammontano a circa 715 euro per ogni cittadino italiano, o, se si vuole, a una percentuale del Pil che oscilla fra l’1,8% e il 2,5%, a seconda delle stime.
«In Italia la retta di rimborso pubblico per l’ospitalità di un tossicodipendente in una comunità di recupero oscilla tra i 37 e i 150 euro- ha sottolineato Giovanni Pieretti, professore di Sociologia all’università di Bologna-. Alcune regioni propongono una retta bassa ma criteri di accreditamento difficilissimi. Occorre portare giustizia nella materia oppure il titolo V della Costituzione rischia di essere solo controproducente. Non auspico un tariffario unico nazionale ma una maggiore uniformità: tanto per fare un esempio, nel Lazio la cifra è di 37 euro, e quella per un cane al canile 32. Con tutta la simpatia e il rispetto anche per i cani mi sembra che l’esiguità della differenza meriti una riflessione».
Interessante inoltre la prospettiva di analisi di Engin Durnagol, magistrato turco ospite ai Wefree Days che ha indagato il rapporto tra traffico di stupefacenti, criminalità organizzata e terrorismo.
«La criminalità organizzata transnazionale e i gruppi terroristici costituiscono una grave minaccia per la sicurezza internazionale – ha sottolineato -: ciascun soggetto alimenta l’altro e a causa dei suoi rapidi cambiamenti la criminalità organizzata ramifica e agisce con l’obiettivo di commettere uno o più crimini gravi per ottenere un vantaggio finanziario». A giudizio del magistrato turco, «ci sono infatti svariate similitudini tra il profilo del terrorista e il trafficante di droga, per struttura operativa, contesto di azione, entrambi sfruttano i confini deboli della società basandosi sulla tecnologia. L’intimidazione la paura – ha concluso – sono i loro strumenti ed entrambi si rivolgono ai giovani come fonti di reclutamento per le loro attività o come bersaglio».