Che sia stato celebrato in Chiesa o solo civilmente, negli ultimi anni il matrimonio è stato da molti considerato una sorta di “garanzia”: in pratica sposandosi si ci vedeva riconosciute determinate tutele in caso di scioglimento successive del vincolo, in special modo di tipo economico.
E se, in linea di massima, non è sbagliato che il coniuge più debole venga aiutato da quello economicamente più forte, tanti, troppi abusi hanno portato all’iniziative intraprese negli ultimi mesi e che hanno portato ad una nuova normativa.
Nello specifico, la Commissione Giustizia della Camera è pronta a varare le nuove regole per calcolare l’assegno di mantenimento all’ex coniuge.
La novità più rilevante sarà l’eliminazione del criterio del “tenore di vita” acquisito durante il matrimonio, già più volte messo in discussione dalla Cassazione.
In pratica, per stabilire l’entità dell’assegno, qualora fosse accordato, saranno individuati una serie di criteri basati sulla durata del matrimonio, l’età del richiedente il mantenimento e il suo stato di salute a cui si aggiunge, come spiega il Messaggero, il contributo dato da entrambi «alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune», «la ridotta capacità reddituale dovuta a ragioni oggettive», la cura dei figli under 18, disabili o economicamente non indipendenti.
Anche la durata dell’assegno subirà modifiche: il mantenimento del coniuge potrebbe essere solo temporaneo quando il giudice ravvisi “ragioni contingenti o superabili”.
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