Quando parliamo di disturbi dell’alimentazione, nella stragrande maggioranza dei casi facciamo riferimento ad anoressia, bulimia ed obesità.
Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Per la persona che soffre di una disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili e motivo di ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici, partecipare ad un compleanno o ad un matrimonio.
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da una alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile.
La persona che soffre di anoressia rifiuta il cibo e quindi dimagrisce moltissimo: un adulto può arrivare a pesare dai 40 ai 25 kg. Spesso all’anoressia si associano periodi di bulimia, in cui invece l’alimentazione diventa eccessiva. Anoressia e bulimia non sono causate da una perdita o da un eccesso di appetito, ma sono spesso legate a gravi problemi psicologici.
La persona malata non accetta il proprio corpo e si considera sovrappeso, anche se non lo è. Si tratta, quindi, di un rifiuto del cibo e non di una perdita di appetito; per un’esagerata paura di ingrassare, l’anoressico limita al massimo la sua alimentazione oppure, se è costretto in qualche modo a mangiare, appena può si provoca il vomito per liberarsi del cibo ingerito.
La persona bulimica prova invece, generalmente per periodi limitati di tempo, un incontrollabile bisogno di mangiare; successivamente, ossessionata (come la persona anoressica) dalla paura di aumentare di peso, si provoca il vomito, oppure si sottopone a clisteri, prende lassativi o diuretici, digiuna o si sottopone a un’attività fisica esagerata. La frequenza degli episodi di assunzione eccessiva di cibo, con conseguenti tentativi di eliminarlo, va da una volta a settimana a più volte al giorno. Con questo sistema il bulimico spesso riesce a non ingrassare.
Ma negli ultimi tempi si sta facendo spazio una nuova patologia definita ortoressia.
Deefinita per la prima volta da Bratman nel 2001, è un disturbo che è stato riconosciuto solo recentemente e non è ancora inclusa ufficialmente tra i disturbi del comportamento alimentare.
L’ortoressia è caratterizzata dalla ricerca maniacale ed inevitabile di cibi naturali, biologici e quindi non contaminati da sostanze chimiche artificiali. Il disturbo inizia con l’escludere dalla propria alimentazione i cibi trattati con pesticidi o con qualsiasi additivo artificiale e, piano piano, i criteri di ammissibilità di un alimento diventano sempre più restrittivi.
Ortoressico è quindi colui che è letteralmente ossessionato dalla composizione chimico-biologica degli alimenti, nonché dalla componente calorica in termini soprattutto di grassi e zuccheri, colui che perde ore nei supermercati confrontando spasmodicamente etichette di prodotti alla ricerca disperata di quello ‘più dietetico o più sano’, colui che si priva senza rimorso, ma anzi con grande gratificazione per la propria ‘coerenza’, di cene ed uscite con amici, anche della classica pizza domenicale o del party di compleanno del migliore amico, terrorizzato dalla possibilità di dover mangiare qualcosa che non rientri nel proprio stile alimentare impeccabile.
Ma sempre più frequente è anche la vigoressia, una sorta di dipendenza patologica dall’esercizio fisico, che si verifica nel momento in cui si pratica sport superando i limiti normalmente posti dallo sforzo, dalla noia e dalla stanchezza (Velea, 2016).
Questa dipendenza nasce da una preoccupazione ossessiva per l’aspetto fisico e dal desiderio di modificarlo aspirando alla perfezione.
La vigoressia viene anche definita come anoressia inversa, in quanto, apparentemente, i sintomi sono opposti a quelli dell’anoressia nervosa: la paziente anoressica si vede sempre grassa pur essendo magrissima, mentre il vigoressico (in prevalenza di sesso maschile) si vede sempre magro e non abbastanza muscoloso anche quando ha raggiunto un fisico molto atletico
L’esercizio diventa una priorità assoluta con conseguenze spesso drastiche nella vita sociale: sia nei rapporti affettivi, sia nella vita lavorativa, che vengono messi in secondo piano o addirittura abbandonati. Qualsiasi altra attività del tempo libero che non sia legata alla disciplina praticata viene trascurata e, solitamente, viene anche adottato un abbigliamento conforme alle esigenze della pratica sportiva.
Anche l’alimentazione risulta quindi limitata ed ossessiva, danneggiata talvolta da uno strappo alla regola, considerato un’eccezione e accompagnato da un gran senso di colpa, che la persona combatterà facendo ore e ore di esercizio fisico.