Molti medici già lo considerano il male del millennio: il diabete colpisce sempre più persone in tutto il mondo, trasversalmente a tutte le fasce d’età, e se la predisposizione è genetica, molto lo fanno anche le cattive abitudini alimentari e il poco sport che sovente grandi e piccini praticano.
Tenere sotto controllo i livelli di zucchero nel sangue è molto importante, così come accorgersi rapidamente dei sintomi qualora dovessero alzarsi sopra la soglia consentita.
I sintomi principali da tenere sotto controllo sono: aumento dell’appetito, problemi nervosi, minzione frequente durante la notte soprattutto, bocca asciutta, sete, impotenza, visione offuscata, guarigione lenta di ferite e tagli, difficoltà a mettere a fuoco, problemi digestivi, infezioni ricorrenti, aumento di peso e grasso della pancia in eccesso, problemi nervosi, aumento dell’appetito e infine pelle secca e prurito.
Uno studio italiano del Campus Bio-Medico ha inoltre dimostrato che gran parte dei malati ha anticorpi contro una particolare forma di insulina.
In pratica, i ricercatori stanno lavorando a un test che possa scoprire, attraverso un semplice prelievo di sangue, chi è a rischio di ammalarsi di diabete di tipo 1, persino undici anni prima che la malattia dia segno di sé.
“Individuare la predisposizione alla malattia in soggetti ancora sani e con tanti anni di anticipo – ragiona Rocky Strollo, ricercatore all’università Campus Bio-Medico di Roma e prima firma del lavoro pubblicato su Diabetologia, organo dell’Easd (la società europea per lo studio del diabete) – ci può aiutare ad individuare precocemente i soggetti predisposti. E la diagnosi precoce può aiutare ad evitare la classica presentazione della malattia, per esempio la chetoacidosi diabetica, riducendo anche i costi della sanità e favorendo un migliore intervento clinico per evitare gravi danni alle cellule del pancreas”.
I ricercatori sono già al lavoro per rendere il test, basato su un semplice prelievo del sangue, disponibile nel minor tempo possibile. “Grazie a questa scoperta – prosegue Pozzilli – potremo presto fornire supporto ai soggetti che sentono il bisogno di sapere qual è il loro livello di predisposizione a sviluppare la malattia: penso, soprattutto, a quanti hanno fratelli o sorelle malati. Per questi ultimi, infatti, l’incidenza, che nella popolazione generale è del 2-3 per mille, può aumentare fino a 10 volte”.
Sarebbe veramente importante poter prevenire in maniera efficace il problema, anche perchè oltre al diabete si eviterebbero tutte le conseguenze ad esso collegate come il piede diabetico e le altre disfunzioni.