L’ADHD, disturbo da deficit di attenzione e iperattività, è un disturbo dello sviluppo neurologico caratterizzato da alterazioni della crescita e dello sviluppo del cervello o del sistema nervoso.
Esso include difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività.
Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente.
Studi epidemiologici indicano che il 3-7% dei bambini in età scolare e il 4-5% degli adolescenti e dei giovani adulti, rientra nei criteri del disturbo da deficit di attenzione stabiliti nel DSM-IV-TR con una proporzione che va da 2:1 a 9:1 tra maschi e femmine.
I bambini con iperattività – impulsività giocano in modo rumoroso, parlano eccessivamente con scarso controllo dell’intensità della voce, interrompono persone che conversano o che stanno svolgendo delle attività, senza essere in grado di aspettare il momento opportuno per intervenire.
I genitori e gli insegnanti li descrivono sempre in movimento e sul punto di partire, incapaci di attendere una scadenza o il proprio turno.
E, a quanto pare, questi bambini e adolescenti sono anche coloro che utilizzano maggiormente smartphone, tablet e altri dispositivi digitali sono più esposti allo sviluppo della Sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Lo ha dimostrato un team di ricerca dell’Emotion and Addiction Laboratory presso la prestigiosa Scuola di Medicina Keck dell’Università della California del Sud.
Gli studiosi, coordinati dal professor Adam Leventhal, docente di medicina preventiva e psicologia presso l’ateneo statunitense, sono giunti a questa conclusione dopo aver seguito per due anni circa 2.600 ragazzi tra i 15 e i 16 anni, provenienti da dieci scuole superiori di Los Angeles.
Gli esperti in un primo momento avevano coinvolto 4.100 ragazzi, ma hanno scremato il campione a 2.600 dopo aver eliminato tutti quelli che presentavano segni preesistenti di Sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
E sono arrivati alla conclusione destinata a far discutere: gli adolescenti che trascorrono molto tempo sui dispositivi digitali avrebbero molte più probabilità rispetto ai loro coetanei che ne fanno un uso più sporadico, di sviluppare i sintomi dell’Adhd.
Più nello specifico, i ricercatori hanno osservato che il 9,5% dei 114 ragazzi che avevano affermato di utilizzare frequentemente la metà (7) delle piattaforme multimediali digitali e il 10,5% dei 51 bambini che avevano dichiarato di utilizzare costantemente tutte e 14 le piattaforme hanno mostrato i primi sintomi dell’Adhd (rispetto al 4,6% dei 495 ragazzi che facevano un uso sporadico dei digital media).
“Studi simili sono stati svolti molti anni fa, quando non esistevano i social, cellulari, tablet e app”, ha commentato l’autore Adam Leventhal, del Dipartimento di medicina preventiva della Usc. “In questo nuovo studio evidenziamo come le tecnologie disponibili oggi hanno aumentato l’esposizione ai media digitali ben oltre ciò che è stato studiato in precedenza, sottoponendo i giovani a una continua e intensa stimolazione”.
“Con questi risultati non possiamo ancora confermare un rapporto di causa effetto, ma questa è un’associazione statisticamente significativa”, ha concluso Leventhal. “Possiamo dire con sicurezza che gli adolescenti che sono stati esposti maggiormente ai media digitali hanno avuto in seguito maggiori probabilità di sviluppare sintomi di Adhd”.