Elon Musk, celebre imprenditore a capo di colossi come Tesla e SpaceX, ha recentemente assunto un nuovo ruolo come consulente presso il Dipartimento per l’Efficienza Governativa (DOGE), un organismo promosso dall’amministrazione di Donald Trump. Il suo ingresso sulla scena politica statunitense segna un’evoluzione significativa della sua figura pubblica: da pioniere tecnologico a simbolo del conservatorismo moderno.

Le sue dichiarazioni, spesso provocatorie, continuano ad alimentare un acceso dibattito tra sostenitori e detrattori. Una delle uscite più controverse riguarda il futuro delle religioni in un mondo sempre più secolarizzato. Durante un’intervista rilasciata a Tucker Carlson, Musk ha definito il “wokeismo” come un vero e proprio “virus mentale”, sostenendo che i movimenti progressisti stiano progressivamente sostituendo le tradizioni religiose con forme di attivismo ideologico.
“Quando la religione svanisce, il vuoto viene colmato da dogmi politici”, ha dichiarato Musk. A suo avviso, l’attuale ondata di attivismo sociale agirebbe come una “religione non ufficiale”, alimentando conflitti ideologici simili a “guerre sante”.
Le critiche di Sam Harris e l’allarme di Morozov
Le dichiarazioni del fondatore di X (ex Twitter) hanno scatenato reazioni contrastanti. Sam Harris, neuroscienziato e voce autorevole del pensiero laico, ha criticato duramente l’approccio di Musk, accusandolo di legittimare la disinformazione. Nel suo podcast, Harris ha affermato che il mancato contrasto alle falsità diffuse da figure come Trump o Carlson rappresenta una minaccia per il dibattito pubblico.
Anche lo scrittore e analista politico Evgeny Morozov ha espresso preoccupazione, denunciando il crescente potere ideologico dei miliardari della Silicon Valley. Secondo Morozov, figure come Musk stanno utilizzando la loro visibilità per modellare l’opinione pubblica e promuovere una visione del mondo che favorisce interessi privati a discapito delle istituzioni democratiche.
Impatto su Tesla e opinione pubblica divisa
Le conseguenze delle posizioni espresse da Musk non si sono fatte attendere. In diversi stabilimenti Tesla negli Stati Uniti, gruppi di lavoratori hanno organizzato manifestazioni per protestare contro le dichiarazioni del CEO. In un video ampiamente condiviso sui social, alcuni dipendenti hanno esibito cartelli con slogan come “La tecnologia non è un dogma”, criticando l’associazione tra innovazione e ideologie politiche.
Nonostante le tensioni, Musk continua a difendere le sue idee, sostenendo che il “virus woke” stia perdendo influenza e che “il suo tempo è finito”. I suoi post sui social media generano costantemente reazioni polarizzate, tra chi lo applaude per il suo presunto coraggio nel contrastare il pensiero politicamente corretto e chi lo accusa di alimentare divisioni.
Musk tra tecnologia, politica e ideologia: una figura sempre al centro del dibattito
Il coinvolgimento di Elon Musk nella politica americana, unito alle sue opinioni su religione, cultura woke e libertà di pensiero, mostra quanto i confini tra economia, ideologia e governance stiano diventando sempre più sfumati. Il dibattito resta aperto: l’attivismo progressista è davvero una nuova forma di religione? Oppure si tratta di un’interpretazione riduttiva dei cambiamenti sociali in corso?
Quel che è certo è che Musk continua a dominare il panorama mediatico, trasformando ogni sua dichiarazione in un evento globale e consolidando il suo ruolo di protagonista in un’epoca di profonde trasformazioni culturali e politiche.