Spesso, quando si discute di testi religiosi, anche persone non credenti o agnostiche riconoscono facilmente i riferimenti ai fondamenti del cristianesimo e dell’islam, dato che la Bibbia e il Corano sono opere ampiamente conosciute e oggetto di studio per le loro implicazioni che vanno oltre il semplice contesto religioso.
Tuttavia, meno noti sono i testi sacri dell’ebraismo. La comunità ebraica possiede anch’essa una collezione di scritti sacri denominata TaNaK, un acronimo che sintetizza le tre parti principali di cui si compone: la Torah, o Pentateuco, che comprende i primi cinque libri – Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio; i Nevi’im, o Libri dei Profeti; e i Ketuvim, che racchiudono gli altri testi.
La Torah riveste un’importanza cruciale, essendo il racconto delle origini del popolo ebraico, delle sue prove e del suo rapporto convenzionale con Dio.
Altrettanto vitale è la Torah orale, meglio conosciuta come Talmud, che include discussioni e prescrizioni comportamentali per la vita quotidiana degli ebrei.
Si ritiene che il Talmud sia stato rivelato a Mosè sul Monte Sinai e sia stato tramandato oralmente fino all’epoca romana. La sua messa per iscritto avvenne solo dopo la distruzione del Secondo Tempio, quando sorse il timore che le fondamenta religiose e culturali di Israele potessero andare perdute.